Произведение «L’Interprete dei sogni» (страница 4 из 15)
Тип: Произведение
Раздел: По жанрам
Тематика: Роман
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L’Interprete dei sogni

ragazzi giovani! Strapieno di sarcasmo, stavo gia’ leggendo mentalmente il titolo di un film del genere: "Adorava dei biondini dai capelli ricci"... o se no "Io e il mio baby ci capiamo bene"...- Ascolti,- ho iniziato io perdendo la voce che volevo far suonare stizzosa al massimo. - Ascolti,… che insolenza senza limiti! Come se non mancasse che lei ha ficcato prima di me questo pezzo rosso che avra’ due-tre anni piu’ di me, il che secondo lei vuol dire qualcosa... L’avete messo proprio prima di me in una fila senza limiti... Perche’ tutto questo? L’ha fatto per convincermi della sua giustizia?... Che per le persone anziane avete degli sconti e delle agevolazioni... ma non Le basta!... E poi questo moccioso!.. E’ appena nato, avra’ al massimo due anni ... se volete... ne avra’ dieci…;-... Dodici...;-...Sara’... Utilizzando la sua posizione privilegiata, lei l’ha portato giusto all’inizio... all’inizio della processione... cioe’... insomma, l’ha fatto avvicinare alla meta, a quella meta desiderata, per ottenere la quale stiamo tutti qua ad aspettare per le ore... Ma e’ un suo parente!! La assomiglia tantissimo! Esatto, come non l’ho capito subito!...
Questa e’ giustizia secondo lei?!';Il Signore Vestito di Bianco mi ascoltava in pieno silenzio, la testa un po’ inchinata alla spalla sinistra.
Ad improvviso mi e’ sembrato che aveva addosso non un vestito elegante a tre pezzi, ma delle ampie vesti argentee oppure una cosa tipo chitone... Come se questa specie di toga troppo larga per lui che gli andava fino ai piedi, coprisse con grandi pieghe sia le spalle troppo strette che le braccia troppo lunghe...
...a questo punto ho notato, che sulla sua "toga-giacca-giubba" sono apparsi dei bottoni, e non erano dei semplici bottoni, ma dei bottoni grossi, molli e rotondi come quelli di Pierrot… Mi sono fermato senza finire di pronunciare parola, dimenticando tutto quello che stavo gridando tanto fervidamente. Prima questi bottoni non c’erano.
Ho guardato nel viso del possessore dei pompons – era assolutamente privo di espressione, bianco, come infarinato, gli angoli della bocca guardavano in giu’, gli occhi erano immensi e tristi fino ad un punto tale che mi sono completamente confuso...- ...Super Pierrot – appassionato dei fanciulli...- ho finito la mia aringa assurda con la voce improvvisamente debole.
La persona dal viso di Pierrot, senza aprir bocca, mi ha preso per la mano, come teneva prima il ragazzino e mi ha portato da parte. Si comportava in modo tale come se non avesse sentito il mio tono oltraggiato. La sua mano era fredda, ma nonostante cio’ non la volevo lasciare.Abbiamo fatto la stessa strada che prima aveva fatto con il bambino - lungo la stessa colonna dei desiderosi di ottenere quello che gli spettava e ci siamo avvicinati all’edificio rotondo, verniciato nei colori pastello.
Da vicino non sembrava per niente una moschea, ma era piu’ simile invece a un tempio romano.
L’abbiamo girato a sinistra, e poi abbiamo iniziato a salire per una scala laterale in ghisa, che non si capisce bene il perche’ era stata fatta a chiocciola. Salendo mi appoggiavo con la mano sulla parete intonacata, siccome il corrimano della costruzione stupenda era sempre o troppo alto o troppo basso per me... Per le pareti di questa stranissima casa correvano delle piccole lucertole. Una si e’ fermata ed ha preso a guardarmi con i suoi occhi sporgenti. Sembrava che mi stesse prendendo in giro. La scala ci ha portato alla fine in un interno piu’o meno a livello del terzo piano.


"Pierrot" mi stava sempre tenendo per la mano. Nell’interno c’era semioscurita’, ma dall’ala sinistra entrava una luce diffusa, indistinta e polverosa. Abbiamo attraversato il pianerottolo quasi a tastoni, e mi e’ sembrato proprio interessante il fatto che non abbiamo neanche sentito i nostri passi. “Qui ci sono problemi di acustica”… - ho pensato io ad improvviso.
La mia guida non troppo loquace ha spalancato finalmente qualche porta dalla quale entrava prima una luce incerta e ci siamo ritrovati su un piccolo balcone di pietra. Il mio accompagnatore mi ha spinto con un leggero movimento, appena toccandomi. Mi sono avvicinato alla ringhiera fredda e semi rotonda e ho guardato in giu’…
Ho visto un panorama meraviglioso e allo stesso tempo inaspettato: tutto intorno a me era illuminato di un brillante sole estivo, faceva caldo, anche se la mia schiena continuava a percepire l’umidita’ che veniva dal buio in cui era immerso l’interno del palazzo (ma quando eravamo dentro non sentivo il freddo – solo il buio…).
Il verde, giovane, fresco e vivo  ondeggiava sotto una piacevole brezza. Sotto davanti a me si estendeva un mare, il mare tranquillo di colore blu intenso, ed iniziava una spiaggia vellutata fatta di sabbia dorata e molto fine, sulla quale erano dispersi gli ombrelloni variopinti. Sulla spiaggia si affollava un mucchio di persone. La gente era assolutamente normale, nei costumi da bagno di tutti i tipi e di tutti i colori. Allo stesso tempo, nonostante tutto il viavai delle persone, si notava che una parte dei villeggianti si ammucchiava sull’ala sinistra della per cosi’ dire “cassa di sabbia” vicino a una grande pietra grigia, piatta e praticamente insabbiata. Laggiu’ c’era circa una quarantina di persone. La gente faceva ressa, guardando uno alla spalla dell’altro come se cercassero di discernere qualcosa in giu’. Stavano conversando tra di loro, muovevano le braccia, alcuni di loro correvano da qualche parte…
Ad improvviso ho notato al centro di tutto questo affacendarsi che sulla sabbia stava sdraiata una persona – un piccolo bambino biondo.
Sembrava troppo bianco sullo sfondo arancione della spiaggia. Le sue braccie erano buttate da ambedue le parti che sembravano le braccia di una marionetta, una delle gambe era piegata nel modo innaturale.
Ho riconosciuto il mio rivale portato poco fa da “Pierrot”…
E’ morto annegato… ha dodici anni… mi assomiglera’, ha gia’ ricevuto quello per cui era venuto…
...Ho sentito che le mie mani si sono agganciate alla ringhiera in pietra del balcone con tutta la loro forza possible come all’epoca in cui ero agganciato al balcone di mio fratello. Dalla pelle sbucciata usciva il sangue. La mia nuca ad improvviso e’ diventata pesante, come se un’ invisibile mano di ferro l’ avesse schiacciata, sembrava che dentro ne avessi un centinaio di aghi. Ho sentito dietro una specie del ridacchiare maligno tipo quello della lucertola che rideva sopra di me.
… Ecco perche’ veniamo qua!!! In questo mondo, pieno delle domande sul senso delle cose, delle ambizioni, dei pensieri… Veniamo qua… per… la morte… Che ha vinto la morte con la morte… - e’ volato nella mia testa…
Mi sentivo come da parte, ridendo dentro la propria anima della mia meraviglia, sentendo di aver visto gia’ da diverse volte questa situazione…
Il bambino, sdraiato sulla sabbia, era vicino davanti a me, come se non ci fosse distanza tra di noi – si e’ ridotta da sola, come se davanti ai miei occhi fose apparso un binocolo miracoloso, ingrandendo in modo beffardo il terribile quadro specialmente per me.
- Tutti noi stiamo in fila per la morte e ognuno ha il proprio posto in questa mesta attesa. Arriviamo in questo mondo e ci mettiamo l’uno dietro all’altro in una triste fila.
La tristezza e’ un sentimento principale sulla terra… In questo mondo puo’ essere soddisfatto solo chi ama la tristezza… - pronunciando queste parole con una voce impassibile un uomo vestito di bianco mi guardava con i suoi occhi freddi e vuoti. – non ha nessun senso aspirare alla felicita’, sistemando il mondo fuori di se’, cerca il perfezionamento dentro di te stesso e sarai felice…
Improvvisamente ho scoperto che guardando il bambino, gridavo senza sentire me stesso come capita nei sogni. Puo’ darsi che fosse proprio il mio falsetto che mi sembrava il ridacchiare maligno… Mi dispiaceva per il bambino, mi dispiaceva per me…
Ma il mio “compagno”, se ho capito bene non provava nessuna compassione nei nostri confronti. Non assomigliava piu’ a Pierrot: i bottoni erano spariti, ma le vesti erano sempre larghe e fluivano con le falde simmetriche.
Io invece singhiozzavo nelle mie intonazioni e interrompendo me stesso facevo opposizione a quello di cui ero riuscito a rendermi conto. E ad un tratto ho scoperto che ero rimasto da solo, parlavo con me stesso e il mio conduttore stava andando via per la sabbia rosastra, facendo  passi assolutamente silenziosi, lasciando dietro di se solo un leggero fruscio… Da dove usciva questo fruscio? E adesso ho visto: sulla schiena di chi andava via c’erano due immense ali bianche…
Stavano immobili lungo la sua schiena dritta, le loro piume si muovevano appena sotto una dolce brezza… Ad improvviso lui che andava via si e’ fermato, si e’ rivolto a me ed ha detto con una voce rauca che usciva da dentro e che era troppo bassa per sembrare armoniosa, unita con il suo aspetto chiaro:
-Mi chiamo GABRIELE. Ricordalo… hai ancora tempo… non aver fretta. Non dimenticare mai che il nostro corpo e la nostra anima hanno in questa vita degli obiettivi diversi… L’anima cerca il senso delle cose, il corpo invece vuole la comodita’… l’anima cerca la perfezione e il corpo vuole la soddisfazione di se stesso. Ricordalo sempre e non strappare te stesso prima dell’ora prevista… Arriva il tempo e si effettuera’ il ricongiungimento…
Dio mio… ma questo era un ANGELO! Di quale ricongiungimento stava parlando LUI? Negli ultimi secondi ho cercato di memorizzare per sempre tutto quanto accaduto (cosa vuol dire “per sempre” per noi che stiamo in “fila”?) Cercavo di memorizzare il suo aspetto: il naso dritto, le labbra sottili e pallide, che potrebbero andare meglio ad un viso femminile, gli occhi trasparenti con una fantastica mancanza di qualsiasi impressione in questo momento, un neo sulla guancia, i capelli lunghi, biondi e lisci…
Come potevo pargonarLO (oppure paragonarLa) con Pierrot?
… Angelo… no – ARCANGELO GABRIELE…
Perche’ vestito di bianco e non di nero… nero… nero?


          Mi sono svegliato ad improvviso tra un cumulo di lenzuole, ammucchiate in una matassa calda e polverosa, piena delle mie visioni notturne… I guanciali stavano sul pavimento, le gambe erano rimaste bloccate nella coperta. Era un sogno o no?... Non sembrava un sogno… Ho guardato la mia mano. Tutto il palmo era attraversato da grandi escoriazioni rosse… Non volevo essere di nuovo preso dalla paura appiccicosa e non mi son permesso di pensarci sopra.
La camera era buia e silenziosa e l’aria troppo vischiosa per respirare bene. Mi sono avvicinato alla finestra per avere una boccata di ossigeno “fresco”.
Ho appena riaperto la tenda che a me ha subito fissato il suo sguardo una grande luna gialla con un’espressione di costante meraviglia sulla sua “faccia” ingannevole. La “bocca” era storta… Gli occhi sembravano sporgenti come di quella lucertola del mio sogno. Sogghignava. Lo posso giurare - sogghignava. Questa birichina lassu’ conosce il mio sogno, la mia illusione… E’ stata lei a mandarmelo! E adesso, rallegrandosi della sua irragiungibilita’, ha questa faccia giuliva da far schifo!
“Sara’ una cosa interessante, - ho pensato io, -se guardiamo la sua nuca, ci cresceranno probabilmente anche i capelli… ma come saranno? Pesanti, luccicanti, di color paglia, intrecciati oppure capellini arruffati e poveri che non hanno mai visto un pettine… Oppure avra’ sulla nuca una specie di bigodini, fatti dagli stracci avvolti come quelli della nostra vicina sulla via, dove stava la casa in cui sono cresciuto?”
Mi ricordo quella vecchietta sugli ottant’anni. Era l’amica della mia bisnonna nel periodo in cui lei non era ancora sposata. A me, bambino piccolo, la vecchietta sembrava proprio un pezzo antico. Allo stesso tempo le unghia delle sue mani erano lunghe e di colore rosso sangue, nei capelli di colore bordeaux barbabietola, distrutti dalla permanente c’erano sempre questi straccetti. Quando li disfaceva? Non e’ assolutamente chiaro. Per chi voleva essere bella nei momenti in cui li toglieva? C’era qualcuno che veniva a trovarla durante le buie notti solitarie, quando io ispirato facevo delle fantasticherie guardando la mia penna d’angelo e mio fratello Giaccone o invece, come sono venuto a sapere piu’ tardi, faceva delle cose non per niente divine?
Perche’ la luna mi ha fatto venire in mente quella vecchia innaturale dalla bocca col rossetto troppo vivido, messo a mo’ di un fiocco, dal nome per niente russo, Teresa?...
- Non ha la faccia nascosta, - la voce rauca e bassa tuonava dietro alle mie spalle, - non c’e’ niente laggiu’…
- Non e’ possibile, ogni cosa ha il rovescio, soprattutto la luna lo deve avere, - ho risposto io stupito dal fatto che la voce dietro alle mie spalle non mi meravigliava proprio per niente. E’ il mio sogno che sta continuando. Ma secondo me ero sveglio gia’ da un po’!?
- No, invece, e’ possibile. Prendi una palla e mettila tra gli specchi. E allora dove e’ la parte contraria?... E se sara’ disposto dentro di te, dove si trovera’  allora cio’ che cerchi? Ah…ah…
Non ci credo proprio. Tutto questo e’ pura fantasia! Tutto al mondo ha una parte scoperta dagli occhi… E la luna… Forse lassu’ si trovano gli Angeli che cerco per tutta la vita.
-Che cosa vuol dire la tua vita? E’ un’altra illusione… Non conviene cercare gli Angeli cosi’ lontano… non li conviene cercare proprio da nessuna parte. Appaiono da soli. Tu hai ancora t e m p o…”
(No, mamma, ancora un po’… Non..no… spengo la luce, la tua ora e’ gia’ fuggita…)
Ho ancora tempo… ho ancora tempo… Gabriele mi diceva la stessa cosa…
Ho ancora tempo… ma per fare che cosa?
Questa voce l’ho gia’ sentita diverse volte. Parlero’ con me stesso? Senza riuscire a capire se sognavo o ero desto, ho deciso di vestirmi e fare una passeggiata per la citta’ buia, immersa nel sonno. Sarebbe stato troppo stupido discutere con me stesso, in fin dei conti!
               
      La citta’ buia e quieta mi ha fatto entrare nel suo ventre, sbadigliava con tutti gli archi e tutti i portoni, come se io l’avessi disturbata in un bellissimo sogno.
Camminavo strascinando i piedi, illuminato dai rari lampioni dalla luce gialla e mi ricordavo le mie epoche passate, cioe’ quello di cui avevo gia’ parlato prima, me le ricordavo con tutti i piccoli dettagli che spesso si concentrano in noi, scacciando gli importanti avvenimenti del passato.
E questa voce… ce l’ho sempre con me, durante tutta la mia vita, dal momento in cui ho iniziato a diventare grande. Proprio da quel momento in cui sono venuto a sapere che non ero piu’ bambino e neanche un adolescente dalle orecchie a sventola… e nessuno mi dira’ adesso: “Oh, che bel bambino! Guardate i suoi meravigliosi capellini biondi e gli occhi celesti!... Piccino, vuoi una caramella?” Adesso non solo non posso avere una caramella gratis ma nella maggior parte dei casi le persone che mi circondano le aspettano da me!
E io per avere questa schifezza dolce sono costretto a sudare tutti i giorni, combattendo con la vita quotidiana, con me stesso e con i buchi neri delle mie tasche… E quando ho finalmente un’impressione di ottenere la dolce realta’ trovo sempre nelle mie mani invece di un dolce, un pezzo di plastilina o qualcos’altro non meno utile avvolto nel pezzo di carta. Sicuramente sto prendendo adesso in giro me stesso ma comunque e’ molto vicino alla realta’…
E questa voce che si sentiva non si capiva bene da dove mi ha ricordato la voce del mio povero fratello defunto, povero monaco impazzito. Che cosa vuole? Vuole che impazzisca anch’io? Oppure cerca di suggerirmi una strada, un’unica strada giusta, andando per la quale posso trovare quello che cerco per tutta la vita…
Camminavo nella notte per la citta’ gialla e scivolosa, rannicchiandomi non si sa se da pioggia minuta o dalla nebbia umida.
Ho visto in lontananza una figura vaga che non si allontanava e non si avvicinava a me. Cercando di distinguere la silhouette, ho iniziato a fantasticare chi potrebbe essere quello e perche’ cammina da solo mentre tutto il mondo dorme tranquillo. Perche’ ha lasciato il suo giaciglio caldo: per i pensieri oppure per le circostanze reali? Occupandomi del mestiere dello scrittore e dell’interprete dei sogni ho trovato uno svago preferito nell’osservare le persone cercando di capire la loro natura. Se sapessi all’epoca dove mi avrebbe portato quel divertimento?!


Capitolo 3
Lui sta camminando circa cinquanta metri prima di me, agitando un po’ la mano sinistra, probabilmente tenendo il cappotto con quella destra sul petto per non far raffreddare troppo la gola. Si sara’ vestito in fretta e sotto il cappotto probabilmente ha solo qualcosa di leggero che gli fa sentire freddo. Il mio uomo ha fatto entrare la testa nel bavero alzato. Se ha qualcosa sulla testa o meno e’ difficile capire…
Riflettendo in questa maniera, ho affrettato il passo, come se volessi raggiungere la persona che stava camminando prima di me.
E proprio in questo momento ho sentito all’orecchio lo scricchiolio delle corde vocali a me gia’ noto … Pero’ prima non era mai cosi’ preciso e concreto! Prima come se si fosse schiarito la voce, poi come in una specie di vecchio giradischi portatile, quello con il diffusore, ha fatto una specie di sibilo e ho percepito le intonazioni gia’ conosciute:
- Tu pensi sul serio che puo’ essere una semplice coincidenza, quando due esseri contemporaneamente si sono trascinati fuori casa con questo buio e stanno andando dalla stessa parte e nessuno dei due sa precisamente dove si e’ indirizzato…? Sara’ secondo te la tua famosa parte opposta? Guarda, sta venendo prima di te…
- E’ quello che non riesci a vedere da solo, ma solo con l’aiuto dei tuoi specchi-bugiardi.
- Gli specchi ti dicono la verita’ che non potra’ dirti nessuno, sono i migliori amici delle nostre fisionomie…
- I miei migliori amici sono i vetri, con il loro aiuto vedo tutto quell che ci sta dietro, ma allo stesso tempo loro stessi rimangono invisibili e non mi danno noia riflettendo ogni assurdita’... Eccola, la tua parte di dietro sta andando davanti e quando guardi vedrai te stesso, se riuscirai certamente…
Ho scacciato la voce come se fosse una mosca e ho alzato la mano in su… E... tuttavia la figura illuminata dalla luce gialla della strada che e’ diventata piu’ vicina a me sia in senso letterato che in quello figurato mi interessava profondamente... - Senta, - ho articolato io, appena toccando il manico del cappotto bagnato, e avendo una seria paura di vedermi davanti il mio proprio viso fine e pallido,
-… senta...;...dove si sta affrettando?.. Si e’ voltato e mi ha gettato uno sguardo dai suoi occhi scuri e profondi... sereni e profondi... Nel primo momento mi sono confuso per un po’, ad un tratto mi e’ sembrato... ma e’ assurdo... ma mi e’ proprio sembrato di vedere me stesso, un’immagine cosi’ familiare grazie agli specchi, dai lineamenti fini ma non molto regolari, ma allo stesso tempo molto espressivi – tipici dei visi slavi. No, questa persona era un po’ piu’ magra di me, un po’ piu’ pallida. Ha dei capelli piu’ chiari e degli zigomi piu’ esposti perche’ ha delle guancie incavate. Ho provato una specie di impaccio – talmente era bello... Qualcuno forse non l’avrebbe neanche notata, ma secondo me era una bellezza vera e propria, cosi’ come dovrebbe essere. I suoi capelli biondi e folti erano pettinati all’indietro, sulla peluria


Оценка произведения:
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Обсуждение
     15:25 05.10.2022
Mi piace... Ma... scuzi... non lo so))
Книга автора
Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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