Произведение «Interpretatore dei sogni romanzo» (страница 12 из 16)
Тип: Произведение
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Interpretatore dei sogni romanzo

invisibile di qualcuno gli stesse lavando i bordi sotto un getto d’acqua. Sbandava o dall’una o dall’altra parte, la massa schiumosa e bollente.            
  Afanassy appena appena è riuscito a trattenersi da uno spintone toppo forte e si è appigliato ancora di più alla falca di metallo con le sue dita bagnate e fredde. Vagamente come in un sogno, sentiva le grida: 
«u... o.. m... o... f... u...  o...  r...   i…b…o…r…d…o…».
Da sotto della sua palma gocciolava il sangue rosa, che veniva subito lavato via  da un’onda in arrivo. 
     Ad improvviso nella sua testa è venuta una strana supposizione, si è voltato lentamente – “L’OSPITE DEL CAPITANO” era assolutamente tranquillo, non si reggeva a niente, non faceva nessuna impressione allo sballottamento terribile. Afanassy gli voleva esprimere la propria meraviglia, ma una volta aperta la bocca, ha subito inghiottito una buona quantità di acqua salata. Ma non per questo motivo non è riuscito a proferir parola…  Una volta giratosi ha visto l’espressione del viso della persona che gli stava accanto, e soprattutto i suoi occhi… 
Negli occhi di uno “insensibile” allo sballottamento si rifletteva l’oceano! Tutto… tutto quanto … Non era possibile guardarci dentro, e non solo perchè il mare era troppo mosso, ma perchè sembrava che gli occhi stessi producevano una burrasca.   Allo stesso tempo questi occhi non esprimevano nessun sentimento, e non era chiaro: se loro stavano guardando il mare oppure al contrario il mare stava guardando loro.
 Cercando di penetrare negli occhi dello sconosciuto, Afanassy ha sentito, che il mare stava già intorno a lui, che stava già dentro di lui, che ci annegava… Le dita gli si son aperte, come si stessero obbedendo un ordine fatto dal cielo… Ma non c’era nessuna paura, come non c’era neanche un rimpianto…
  Ancora un po’, e stava già dondolando tra le onde vischiose, non ne opponeva nessuna resistenza, anzi, le prendeva … le prendeva dentro di sè… si scioglieva nelle onde senza le rimanenze… Non si dibatteva, non si affacendava, era tranquillo come mai in vita sua, e solo un pensiero, l’ultimo, il più importante per lui turbava quest’armonia: 
« dove… dove mai… io… ho potuto vedere… questa persona…»
 Raccattato da un’onda, ha visto ancora una volta il clipper che tremava e agonizzava e una sagoma snella e oscura sul bordo... 
 L’oceano si divertiva entusiasta con la sua vittima sguazzante, sospirando e gemendo perplesso: “Ma perchè mai nessuno si rallegra con me?!.”  Certamente non gli bastava questo divertimento, e sempre con una nuova gioia si buttava e si buttava sulla nave stracciata ma sempre testarda. Quando un’onda immensa ha fatto salire un annegato alla massima altezza, quasi al cielo, ha visto per un’altra volta: laggiù, sotto, tra le mura vive gigantesche c’era una piccola nave, che accanitamente cercava di navigare…  Vedeva ancora…  vedeva l’acqua, ma sentiva solamente il silenzio… 
 

 


                                                                                     Capitolo 5 
 
 
 



La mattina di oggi era per lo meno piena di sole…  Gli sprazzi gialli baluginanti si spargevano dal vano della finestra per le pareti ed il pavimento, per il letto ed il tavolino… Come se mi stessero rovistando...  si spostavano striscioni sui miei passi,  come se mi volessero sollecitare a fare i miei affari mattutini.
Mi sembrava che ieri non fossi da solo, oppure era sempre un sogno? Ma no, ecco due piccole tazzine sul tavolino vicino al divano.  Ma dove stava il mio ospite notturno, dov’era Angiol?  Quando ha fatto in tempo di sparire?  Qualcuno suona alla porta?  Mi sono avvicinato alla porta , che purtroppo era situata a pochi passi dalla camera da letto…La porta non era chiusa con la serratura interna… No, dietro la lente dello spioncino ci sono solo le porte travisate dei vicini… e nessuno. Sarà l’acqua che si versa nel lavandino… è semplicemente il rubinetto non chiuso ermeticamente…
 Mi sono indirzzato verso il bagno e a questo punto ha suonato il telefono:
- Mikhail, buongiono caro mio…- parlava una vecchia voce stridula,-  Mi riconosce?  (altro che!)  E’una sua paziente…  Abbiamo un appuntamento alle quattro del pomeriggio... Sa…  le racconto adesso… Oggi ho avuto un sogno strano: c’erano tante zebre bianco-nere… le zebre dappertutto… selavggie... in libertà…  Mi ascolta?  Penso, che si tratti della mia libidine insoddisfatta... Mi capisce, non sono più giovane…  la vita è volata via, le zebre, sono i miei sentimenti inconsumati… è molto interessante… 
- Isolda Vladimirovna, buona mattina. Certamente l’ho riconosciuta subito, sto già per uscire di casa… Sicuramente quello che mi sta dicendo è molto interessante.  Fra poco la vengo a trovare e lei mi racconterà tutto… Penso, che lei semplicemente abbia mangiato dei latticini prima di andare a letto, non le ha mai fatto bene, vero?  Insomma un sonno così vuol dire affacendarsi per nonnulla. Comunque in un certo senso lei ha ragione… sì, sì …
-…Mi aiuterà a vederci chiaro nella mia vita?
“Dio mio, non son capace di vederci chiaro  tra le tazze di caffè, un flusso d’acqua e campanello della porta!..”

- Verrò,  come d’accordo,  e parleremo di tutto ciò con calma…
-  … Mi raccomando, sii puntuale, è molto importante… 
Ho riattaccato il telefono e mi sono guardato intorno con l’aria smarrita.  Isolda Vladimirovna…  Son già cinque anni che ascolto le fantasticherie di una vecchietta esaltata, ma è il mio lavoro... La stramba mi paga e non male…  Ci vediamo una volta al mese.
E’ poco probabile che lei si inventi i propri sogni — ha più tempo di vedere queste storie durante il suo sonnecchiare, che inventarle in poche ore della veglia…
 
…Dunque, due tazze da caffè… La porta è aperta... probabilmente è uscito, mentre stavo ancora dormendo… non mi ha svegliato… non mi ha salutato… E allora… che cosa vuol dire cio che è successo ieri…   Uno scherzo assurdo… Ma. Mi sento abbastanza vivo.  Adesso facciamo una colazione leggera e si parte.


La macchina ha rugliato nel modo abituale e facilmente si è messa in moto, cambiando i paesaggi dietro alle finestre.                                                                                                                  
Ma dove sarà adesso il bello che aveva condiviso con me due giornate pazze? Mi faceva rabbia il fatto che sentivo la sua mancanza. Allo stesso tempo, dirigendomi verso l’autostrada e andando per le vie della città,  sentivo nel modo fisso l’invisibile presenza del mio amico notturno, andato via...
Che cosa diceva della vita che mi rimaneva ancora?   Probabilmente, io … mi è rimasto ben poco…  Interessante, che cosa avrei potuto rinnegare, che cosa avrei potuto affrontare, se avessi la scelta…

La starda passava per un bellissimo bosco, tanto bello, quanto meraviglioso… simile a un giardino… L’antico giardino secolare. Secondo me così poteva essere il giardino di EDEN… Non pensavo neanche, che dalle nostre parti ci fossero dei posti così belli! Gli alberi erano come fatti di cera, umidi dalla nebbia di una mattina fresca, e allo stesso tempo illuminati dal basso sole primaverile…
 Come va bene la macchina, senza nessun rumore, sembra che anche lei ammiri il paesaggio…  Mi piacerebbe fermarmi qui per un po’ nonostante la mia indifferenza alla vita di campagna… Rimanere qui… fare una bella passeggiata in compagnia delle ninfe e delle villi… Se quelle esistono in realtà, sicuramente vivranno qui…
Ho fermato la mia macchina, e i piedi mi hanno portato da soli sotto la “rete” delle chiome cespugliose e ombrose…   
Il suolo si è rivelato stranamente malleabile  e friabile sotto le mie scarpe.
 Se qualcuno mi avesse chiesto: “Ma sei vivo ancora?”, avrei risposto: “non lo so…” , talmente mi era facile camminare…  … ma strano, facevo un passo e sentivo un rumore non simultaneo causato dal contatto con il suolo. Un passo e un rumore... un rumore... Un passo... e un umore... rumore... rumore.. Mi son fermato ma c’era sempre …UN PASSO E UN RUMORE…  UN PASSO E UN RUMORE… Non sono i miei passi!… 
Mi sono addossato all’albero, avendo una gran paura di volgermi. I passi si avvicinavano. Ma cosa vuol dire se qualcuno sta camminando per un sentiero nel bosco?.. Cosa vuol dire se qualcuno passeggia per un giardino primaverile, così simile a quello di EDEN?..  Al riparo dell’albero, cecavo di trattenere il tremito delle gambe. Perchè mai? Gli ultimi avvenimenti mi hanno trasformato in un nevrastenico,… Sarà Angiol? Ma in che modo mi ha potuto rintracciare?! Mi perseguitava… Ma perchè?! Perchè tutta questa girandola?...  Non sarebbe molto più facile chiamarmi al telefono, soprattutto perchè conosce il mio numero…  Nella tasca del mio cappotto, come una derisione, ha suonato il cellulare. Nella mia mente ha baluginato un codardo pensiero infantile:
 Se questo suono potesse spaventare l’eco non molto gradito dei passi? E se chiama quello che mi sta perseguitando? Il telefono suonava, senza ammutolire, strappando il silenzio, come se fosse un vecchio tessuto,  ma io non riuscivo a costringermi di rispondere…
Sarebbe bello voltarsi e…  non vedere nessuno… oppure vedere qualcuno – per esempio uno spazzino con la tuta arancione e una scopa di metallo in mano… 
 I passi si son sospesi… Io senza voltarmi indietro, ho fatto un cerchio, come una lepre, ho iniziato a correre indietro verso l’autostrada e la mia macchina… 
La mattinata era guastata, almeno il suo bellissimo inizio. Forse mi serve tornare a casa e andare di nuovo a letto?  La giornata la si può iniziare ancora una volta…  Ma chi mi perseguitava?  Tornare e guardare?  Ma qualcuno mi andava dietro?!! Non potevo ingannarmi… Forse mi conviene dare un’occhiata dalla finestra della mia auto…  Con il pulsante ho schiuso per un po’ la finestra e ho dato uno sguardo di sbieco —    avendo sempre paura di guardare direttamente dalla parte del bosco…   Sciocchezze…   non c’è nessuno, per lo meno, nessuno è uscito. Sarà stato un’eco.  Sì, sì, proprio così… Capivo perfettamente che nessun eco può essere così privo di sincronia  …
Ad un tratto il mio corpo ha fatto un salto, prima che avessereo reagito i sensi. Mi ha fatto sobbalzare un rumore forte e un battito che si sentiva dalla parte del bagagliaio della mia macchina. Ho fatto un soprassalto ed ho urtato la testa contro il soffitto, grazia a DIO, imbottito di velluto morbido.
Il rumore cresceva diventando tenace.
“Guarda, ma guarda indietro! Avrai ordinato la pizza ier sera?!    Sarà quella! Dai, su, guarda! Sarà leggermente indurita, però all’aria aperta.… Ehi! Ti servirà per dare da mangiare agli uccellini. Sicuramente il venditore della pizza la usa per battere il tuo bagagliaio… E’ molto servizievole, il portatore della pizza…»
E’ già da un po’che non sentivo questo “rumore di qualcosa di arruginito”! Io, voltarmi!? Mai e poi mai!! Altro che! Non mi son voltato, perchè non riuscivo a costringermi …   Il mio piede destro si è mosso in un attimo da solo,  ha premuto a tutto gas, grazie al SIGNORE, la chiavetta di accensione era già girata.
Da destra e da sinistra passavano gli alberi, diventando una massa continua, stringendomi da tutte e due le parti, come nella morsa.  Di nuovo il mio amico importuno?! Ma cosa cavolo c’entra il portatore della pizza?!! Non sarò così matto… non mi sarò addormentato nel bosco sotto un albero?..  Non voglio sapere chi era lui. Sarà stato un poliziotto.  Oppure uno spazzino nella tuta arancione… oppure sarà… LUI?..  ANGIOL?..  AN?..  e allora? A cosa mi serviva? Non posso confessarmi neanche a me stesso di aver paura di un bell’uomo dai capelli biondi, che mi era diventato così vicino nelle ultime ore della mia esistenza… Qualcuno mi aveva detto che non si può amare una persona di cui hai paura,… ma lo amo! …e ho paura di lui.… Ma di che cosa devo aver paura?!  Del soufflè di carota?!! Oppure delle mie fantasticherie che riguardano le sue ali… Ho paura che mi trascini sul suo letto, anzi nel mio letto,  laggiù, dove stanno due ninfe che odorano di cannella che incontrano gli ospiti a braccia aperte…  però, ahimè, non per i divertimenti carnali… Ne ho paura… ma… lo voglio… voglio… sì…

  Sull’autostrada ho acquisatto una velocità pazza,  meno male che era abbastanza diritta, ho deciso di rivoltarmi camminando nel modo molto veloce, cercando di non dare uno strattone al volante. Certamente non ho visto nulla. Quel posto già da un bel po’ si è nascosto dietro la curva della terra rotonda…  Dalle ruote usciva solo una striscia di asfalto che diventava più stretta verso l’orizzonte... Non ho visto niente… ma ho sentito…   ho sentito — UN RUMORE        …  Un battito regolare e pesante sul corpo… da qualche parte di dietro della macchina.… All’esterno!  L’unica cosa che mi son permesso era premere il gas in una maniera tale che mi è venuto un crampo al polpaccio.… Era l’unica cosa che mi son permesso.… Scappare dal battito nella propria auto? Oppure è un suono dentro la mia testa?!..
 “Dai, cervello, spiegami! Sei capace di spiegare tutto!” – mi son rivolto a me stesso.
Un bosco, il bosco, intorno a me passava in rapida successione un bosco assolutamente scostante, freddo, ostile, per niente simile ad un giardino...

Davanti a me ho visto le luci delle singole casette come di una favola di un paesino a me noto. Io facevo andare un’auto a tutta birra, senza fare minima attenzione alla segnaletica stardale. Grazie a DIO, il battito è cessato…  Sarò semplicemente stanco… ho un attacco di emicrania… questo rumore, sarà un rumore nelle tempia… sarà così… e comunque – mi sono asciugato il sudore appiccicoso dalla fronte e dalle tempia con una mano leggermente tremante…
            La mia paziente abitava in una piccola casetta eseguita con cura, di cui architettura faceva pensare a quella finlandese. Sulle finestre c’erano le imposte, che non si chiudevano mai. Sui davanzali stavano tantissime piante. Le pareti erano ricoperte dei pezzi di ricordi in forma di cartoline e fotografie.
La vecchietta che portava le pantofole lanuginose di pelliccia, mi ha accolto cordialmente, anche se fosse un po’ distratta.  Io pur non essendo nella mia forma migliore ho notato subito che la paziente ultimamente ha ceduto molto. A dire il vero, mi era ben difficile dare un’espressione attenta al mio viso. Nonostante tutto la padrona di una casetta finlandese non ha notato niente come conviene alla maggior parte dei vecchi egoisti che capiscono ben poco   i sentimenti delle persone che li circondano, ed ascolatano i loro interlocutori nel modo assai distratto.… E non perchè sentono male…  Non gli interessa.…  Per lo più gli interessa la propria persona! E’ come una vetrina di un negozio si fa vedere dappertutto a tutti quanti. E guai chi sarà disattento a quello che era stato proposto! E cosa deve dire il medico! E’ il mio lavoro – ascoltare le insinuazioni mistiche degli egoisti annoiati. Sì… anche questo è mio lavoro… e può essere anche così….
Anche se io dovessi in questo momento rivolgermi al medico (buttarmi sulle ginocchia, acchiapparlo al bordo del suo vestito e scoppiare in lacrime, implorando pietà…),  mi son messo su una piccola,  anch’essa lanuginosa seggiola, e mi son preparato ad ascoltare…
ero pronto ad asoltare, ma allo stesso tempo sentivo come un velo di esumazione mi stava coprendo…  Questo battito non cessava.  Da qualche parte vicino, o nella mia testa, o sul cofano della mia macchina, lasciata sul praticello vicino alla casa, ma questo battito era insistente e terrificante  e terrorizzava la mia coscienza che si stava addormentando…
 Comunque ho fatto in tempo come se partecipassi nella trasmissione in diretta alla TV di fare un segno intorno all’orecchio, come per dire “parli, la ascolto attentamente”... 
…Mi son visto sdraiato su un letto sconosciuto, e intorno a me si affacendava un mucchio di persone. Laggiù c’era anche mio fratello Afanassy. Si è inchinato proprio sopra di me, mi sussurava qualcosa, praticamente senza aprire la bocca. Ho cercato di dirgli di parlare più forte, siccome non lo sentivo quasi per niente… Lui si è piegato per raggiungere il mio orecchio e mi ha mormorato: “… So nuotare bene, nuoto molto, ma molto bene… anche tu… anche tu nuoti abbastanza bene, e riuscirai, sicuramente riuscirai a venire a galla…”
Mi ha preso per il gomito e mi ha stretto talmente forte, che io ho sentito addirittura un dolore al gomito. 
- Afanassy, che cos’è che batte? Tu senti questo battito continuo? Che cosa può essere, Afanassy? Ma lo sente qualcuno tranne me? Oppure solo io?.. Avrò le allucinazioni? Sono venuto a dare una consulenza ad una mia vecchia paziente, ma mi conviene già di prendere le lezioni   di amore per la vita da lei stessa. Non vedi da qualche parte uno spazzino nella tuta arancione oppure un portatore di pizza? Anch’io non li vedo da nessuna parte…  Ma qualcuno dovrà battere, sì o no?!!
- Ti dirò, Mikhail… Tu sai che io nuoto molto bene…
Dio mio, inizia di nuovo!
- Sento questo suono, EMME! – ad un tratto ha bisbigliato Afonia come un congiurato, chissa perchè guardandosi indietro, -  lo sento… lo sento…  tac…   tac… tac…  tac… tac… 
E’ il battito del tuo cuore…

EMME?!! Il mio cuore?!! Non credevo ai propri orecchi!!

      -…Alzandomi ogni mattina a gran fatica, penso sempre a com’ero prima… Le zebre dei miei desideri mancati, mi perseguitano sia di giorno… - una voce acuta un po’ rauca è entrata nelle mie visioni,  ed ho cercato, senza cambire la posa, di ascolatre le parole che stava pronunciando.
- Guardi che zaffiro mi sono acquistata!- mi ha comunicato la voce, cambiando il tema di conversazione,


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Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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