Произведение «L’Interprete dei sogni» (страница 10 из 15)
Тип: Произведение
Раздел: По жанрам
Тематика: Роман
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L’Interprete dei sogni

faceva allegria anche  il regolamento rigido della vita sulla nave con l’alzarsi di buon’ora, schieramenti e vedette, con un infinito sbucciare delle patate – tutto lo intrigava e ispirava a fare gli atti eroici. … Andava sempre d’accordo con i marinai e cadetti che facevano la pratica navale sulla sua grande barca. Ha imparato i nomi di tutti gli alberi ed i numerosi termini specifici, di cui andava molto fiero. … La tristezza ed il tedio si sono avvicinati nel modo impercettibile, a poco a poco.  Le vastita’ d’acqua tristi e grigie; le soste nei porti son diventati monotone, simili l’una all’altra con l’attesa di chissa che cosa; le ragazze non erano altro che moleste accattone; dal cibo sconosciuto gli prudeva tutto il corpo. Il rullio gli faceva venire la nausea, gia’ prevedibile, e per questo motivo ancora piu’ seccante.Con un sorriso si e’ ricordato, come scriveva le risposte alle ingenue domande del suo fratello minore che riguardavano i miracoli. Se aveva visto “... degli ANGELI sopra la sterminata vastit;a’dell’oceano in una notte buia senza sonno …”?  Com’e’ bello: «…degli ANGELI sopra la sterminata vastita’ …” No, degli ANGELI non ne ha visti, oppure non ci ha fatto caso... Durante le notti d’insonnia non erano gli angeli che lo interessavano …  Era sempre mosso o insieme con la nave o da solo. Sebbene… questo sonno,… perche’ lo stava turbando cosi’ tanto? Dopo aver bevuto tanto, uno puo’ delirare su qualsiasi cosa?  Basta farneticare, e’ ora di andare dal capo squadra, fra poco e’ l’ora della colazione, poi vengono il pranzo e la cena, la cena di festa.

Oggi il nostromo compie gli anni e bisogna peparare qualcosa di particolare. Il cuoco stava pensando come accontentare il nostromo sempre scontento. Al posto della cena di festa gli avrebbe regalato piu’ volentieri i calzini nuovi siccome i calzini di nostromo, anzi i loro parametri organolettici erano diventati ormai il patrimonio di tutto l’equipaggio. Senza desiderarlo, uno sentiva quest’odore dappertutto, dove si trovava il loro possessore. Fare un’allusione o dire qualcosa poteva solo una persona che voleva imbattersi in parolacce ben selezionate con la dimostrazione dei pugni e gesti di scherno, lo spruzzare della saliva e un odore intenso sempre degli stessi calzini intorno. Perche’ a lui stesso, uno che esigeva dall’equipaggio la pulizia totale della coperta, della cambusa e di tutto quanto intorno, perche’ mai non gli dava fastidio questa puzza soffocante? E quando si toglieva le scarpe nella sua cabina? 
  …Dunque, la pappa, il caffelatte, le patate, le carote, per la sera -  riso con carne e verdura, salame, vodka, il nostromo ubriaco, vice comandante sobrio e noioso, carte, un solito film stupido, visto gia’ decine di volte, il mare di notte buio e pacifico… Speriamo che Iddio ci mandi il tempo buono e la vedetta calma. Non avevo nessuna voglia di correre per il ponte dall’albero di prua alla mezzana  insieme ai marinai colla pioggia e il vento.…Quindi, «…se aveva visto qualcosa di singolare  nei suoi viaggi marini…» che differenza c’e’ in fin dei conti?.. Che senso ha pensarci?  In quei giorni quasi dimenticati, quando vivevano tutti quanti alla stessa casa, ed era ancora viva la sorella maggiore, allora i loro rapporti non erano un gran che.  Anche se Afanassy, chiamato dai famigliari col diminutivo di Afonia non e’ che ci metteva tanto per migliorarli... All’epoca prendeva sempre in giro suo fratello, quando lo poteva fare, si burlava e lo picchiava anche … E tutto questo perche’, l’ha capito solo adesso... aveva sempe paura del suo fratello minore Mikhail... Si’, si’... Aveva sempre una gran paura. Questi capellini biondi da bambino sulla sua testa piccola, questi grandi occhi scuri che guardavano direttamente nell’anima – tutto lo spaventava. E in piu’, a volte, di notte, quando non riusciva a prender sonno e ogni cigolio sembrava un passo del malintenzionato, lui - Afonia, distingueva benissimo attraverso le pareti vecchie e intarlate che il fratellino stava parlando con qualcuno, stava parlando con una voce piana e monotona...  L’avra’ fatto in sonno?... Ma … aveva paura di ammettere, ma aveva sentito… una volta aveva sentito, come se qualcuno stesse rispondendo a suo fratello.… E’ stato molto sgradevole… Non riusciva a distinguere le parole, solo le intonazioni di una voce grave e rauca, se fosse maschile o femminile – non era possibile capirlo. … Certamente erano le fantasie della mente infantile impaurita dei suoni spaventosi di una notte infinita…. O se no, era una preghiera che arrivava dalla cella di Giaccone in tutte le camere di una casa vuota e vecchia? Il giorno dopo cominciava a terrorizzare il fratellino con una nuova rabbia. Lo chiudeva in camera, disegnava, nei suoi libri pieni di spaventosi esseri alati, varie schifezze…. Da un po’ cercava di dimenticare, tutto cio’ che era collegato con quegli avvenimenti. Perche’ gli veniva in mente adesso?;
  - Eh, cuoco, che cosa di festivo si programma per stasera? Spero che tu non abbia dimenticato che oggi e’ il miglior giorno dell’anno e della tua vita?- Il nostromo ha ficcato la sua testa dall’alito da avvinazzato che odorava inoltre di alghe marine dentro il vano della porta della cambusa. Per fortuna, i suoi piedi odorosi sono rimasti fuori. – Non dimenticare di prendere dal  magazziniere i rinfreschi,- il viso del subalterno ha ridacchiato ed ha strizzato l’occhio, perche’ era uno scherzo… perche’ il nostromo intendeva una buona dose di alcol.- Mi ricordo tutto, non ho dimenticato niente. Caro George Petrovich, i miei migliori auguri per i trent’anni!Afanassy non aveva per niente un’intenzione di cavarselo con uno scherzo. Era privo di senso e anche pericoloso. Sulla nave potevano scherzare solo i quadri dirigenti, ma con il nostromo non si permetteva di scherzare neanche il comandante. George Petrovich, in realta’ Eugenio, capiva solo i propri scherzo, ma non sempre neppure questi. Qualche volta dopo aver scherzato si irritava subito e l’umorismo finiva spesso con le solite parolacce. J.P., detto Villanzone, come lo chiamava tutto l’equipaggio, non poteva essere messo in imbarazzo neanche dal vice-comandante. Il primo ufficiale in questi momenti si voltava oppure addirittura usciva fuori. Afanassy ha sorriso dentro di se’, perche’ si e’ ricordato di un aneddoto che spiegava come mai Eugenio si e’ trasformato in George. Gli piaceva tanto questo nome nuovo, sembrava terrificante e poteva appartenere solo ad un esperto. Sembrava pu’; importante a se stesso! Nei rari momenti quando si metteva a confidare le sue cose intime, confessava che da piccolo voleva diventare un pirata e probabilmente questo nome d’oltremare lo avvicinava al suo sogno antico. Anche se prendendo in considerazione tutto quanto, “pirata” e’ rimasto bambino finora… Per lo piu’, a G.P., si facevano gli auguri di trent’anni gia’ da un bel po’, anche se lui aveva gia’ sicuramente piu’ di trentacinque. G.P. non capiva le battute degli altri, come non riusciva a definire le rozze lusinghe. Quando si menzionava la sua eta’ di trent’anni, rideva sempre, contento di questi complimenti a basso costo.Afanassy non ha dimenticato nulla…. Il cuoco era concentrato e pronto a lavorare come al solito…. Il festeggiante l’ha distratto per un po’ dalle riflessioni tristi… In realta’, il nostromo non e’ poi cosi’ cattivo...
Gia’ da molto tempo Afanassy non pensava a suo fratello, non gli venivano in mente ne’ una vecchia casa goffa su una via tranquilla, ne’ i suoi familiari. Ma oggi e’ successo qualcosa, qualcosa e’ avvenuto. …  Ha ritoccato il suo passato.  Ma tutto cio’ che ricordava era, di natura, senza gioia,  dava fastidio, era superfluo.  Ogni volta, quando chiudeva le palpebre, vedeva il rosso davanti agli occhi. Probabilmente ieri ha alzato troppo il gomito.  Tutto era il solito, ma allo stesso tempo c’era qualcosa che non quadrava. E’ uscito sul ponte per prendere una boccata d’aria senza i cattivi odori pesanti e superflui e dare un’occhiata sull’increspamento dell’acqua.  Ma… la nave si dondolava un po’ troppo… per lo meno c’era questa sensazione quando lui era in cambusa. Fra un po’ arriviamo al famoso CAPO HORN. L’acqua dal verde scuro si e’ trasformata in azzurro chiaro. Eravamo gia’ nelle acque dell’Atlantico nella loro parte settentrionale. E’ gia’ da tanto che voleva venire qui! Qua spesso il mare e’ molto agitato, si vorrebbe evitarlo. Si dice che lo stretto di Drayk puo’ sembrare un inferno. Ma chi lo sa come e’ l’INFERNO in realta’... Chi lo sa, non lo potra’ piu’ raccontare…
 
La cena, praticamente pronta, stava sul fornello per giungere al giusto punto di cottura, nel quadrato si stava apparecchiando la tavola. Oggi e’ un giorno particolare, oggi il nostromo ha il motivo per essere briaco…  Il cuoco della nave fumava, sputando nella schiuma marina.

A traverso c’era solo l’acqua ed il cielo… Si sono intrecciati tra di loro con gli squarci di basse nuvole dell’Atlantico e piu’ il buio intorno alla nave diventava denso, piu’ aumentava l’increspamento del mare, che mandava i riflessi fosforici. Laggiu’ dove il mare si univa al cielo come una palpebra di un uomo infiammata, rosseggiava con una strisciolina stretta un residuo della luce solare. La previsione prometteva il vento moderato. Le vele si son gonfiate, i pennoni si son tesi e gli alberi facevano degli scricchiolii di legno asciutto. Si sentivano i comandi del nostromo, sul ponte si davano da fare i marinai. Afanassy ha sentito,  come qualcuno gli ha messo la mano sulla spalla. - Il vento si rafforza. – ha pronunciato una persona invisibile.-  Potrebbe finire in una tempesta.- Chi sei?- il cuoco si e’ voltato ed ha visto davanti a se’ uno sconosciuto che aveva addosso un classico vestito scuro.- Perche’ sei in borghese? Sei uno degli ospiti? Non ti ho visto prima sulla nave. …..Secondo te sta arrivando la tempesta?  …Non e’ quello che ci vuole, - ha terminato Afanassy, senza aspettare la risposta alle sue domande, un po’ sconvolto del fatto che l’hanno colto alla sprovvista con i suoi pensieri allarmati. Allo stesso tempo cercava di discernere nel buio che calava il viso della persona a lui avvicinatasi. Era un uomo di statura media, dai capelli biondi e un fine viso pallido, i suoi occhi erano scuri nel buio e non si poteva capire che colore avessero in realta’.- Stavi pensando al passato? … Ci vediamo a cena. – Ha detto lo sconosciuto dopo aver fatto la pausa, come se si stesse scusando per la sua invasione nella vita privata di uno che stava fumando da solo e si e’ mosso col suo passo leggero senza far rumore nella direzione della plancia, senza aspettare la risposta di cui non aveva bisogno.
Afanassy con aria smarrita guardava un biondo snello andare via e capiva di non poter ricordare questa persona. - Non ci sara’ la tempesta oggi! Oggi festeggiamo il compleanno del nostromo! -  E’ stato un marinaio, magro, da un grosso pomo di Adamo a gridare dietro a una siluetta che andava via.  Probabilmente stava nelle vicinanze ed ha sentito tutto il discorso. - Ma chi e’ quello? – Afanassy si e’ rivolto ad un giovane marinaio, senza poter staccare gli occhi dalla figura oscura.- L’ospite del capitano.- Sta da tanto sulla nave?- Dalla partenza… L’avrebbe dovuto vederlo nel quadrato,- ha comunicato il magrolino e sul suo viso e’ apparso un sorriso autocompiaciuto perche’ era cosi’ ben informato.;- E’ vero, il marinaio sa tutto, perche’ si trova sempre al centro degli avvenimenti,- gli ha fatto gioco il cuoco. - …Ma io non l’ho mai visto nel quadrato… Bo’… me ne saro’ dimenticato… si’… si’ …. Si’,… - ad Afanassy sembrava ga’; che in realta’... conoscesse questo viso pallido dai lineamenti fini,- si’, si’, si’ … l’ho gia’visto, l’ho visto da qualche parte… esatto…«Oggi e’ una giornata assolutamente strana,- ha pensato dentro di se’,-  ho un’impressione, che qualcuno mi sta studiando.…  Come se stessi sempre sotto uno sguardo fisso di qualcuno.… Mi sembra di averlo gia’ sentito prima. … Sentivo un’ansia dentro di me, una specie di tensione…»Probabilmente, riflettendo, ha pronunciato qualcosa ad alta voce, perche’ un marinaio magro l’ha fissato con una certa paura.“… nei minuti cosi’ mi sembrava che qualche occhio curioso mi stesse osservando in modo fisso… Ma questa depressione la avevo piu’ che altro in primavera, quando e’ particolarmente difficile fare a meno delle donne…” Ma perche’, non riusciva mai a capirlo, a volte l’anima si agita da sola, anche se sembra che tutto vada bene… C’e’ il lavoro, c’e’ il tetto sopra la testa, c’e; anche una donna amata, per lo piu’ l’unica sulla nave che nonostante tutto appartiene proprio a te.
Lei, la sua donna, non doveva stare qui, ma prima e’ successa questa storia seccante. ;Il medico della nave era un tedesco di origine. Alto, snello, bello, una persona ideale da tutti i punti di vista, era un rimprovero personalizzato per tutti i peccatori che lo circondavano. Durante un lungo passaggio invernale si e’ ammalato lui stesso.  Prima, tranquillo e paziente, guariva tutti quanti sul veliero, e avra’ avuto anche successo perche’ mai e’ morto qualcuno dell’equipaggio per la sua noncuranza.  Era difficile capire se la gente resistente e navigata guariva da solo, oppure erano i suoi impacchi che l’aiutavano. Pero’ una volta, acchiappato un semplice mal di gola,  non riusciva mai a guarirsi.
Sempre avvolto in una sciarpa, con la voce rauca e una terribile tosse, ovunque apparisse, il povero medico faceva venire le canzonature da tutto il mondo e le osservazioni beffarde del tipo:   
  “… Un tedesco non puo’ stare in Russia cosi’ a lungo, e’ ora di capitolare…” oppure “…Dottore, deve provare cio’ che mi aveva prescritto poco fa. Non abbia paura, la cosa piu’ importante e’ berci sopra una buona porzione di vodka, in questo caso le medicine non le faranno niente male… Guardi, son sempre vivo…”. E sempre si sentiva il solito ah- ah-ah...
Cosi’ il povero esculapio, dopo aver sofferto per un mese intero, alla fine, e’ stato lasciato in qualche porto, e sulla nave con la massima urgenza e’ apparsa una signorina. I marinai si inventavano le malattie e andavano da lei tutti i giorni senza smettere, era sfinita dal lavoro,  ascoltando per delle ore le lore sciocchezze a volte prive di fantasia. E cosi’ tutti i giorni, finchee’ il nostromo ha annunciato, che prima lui avrebbe visitato ogni malato e a chi serve avrebbe messo un clistere, e solo dopo, i gravemente malati  avrebbero potuto essere visitati dalla povera dottoressa…  Forse la giovane dottoressa si e’ messa con il cuoco, perche’ lui non e’ mai andato a farsi visitare?…;Afanassy si e’ ricordato delle loro relazioni e si e’ sentito meglio.  Questo signore, un “ospite” sconosciuto, ha occupato tutti i suoi pensieri.  “E allora? Che c’entro io?”- pensava Afanassy  con irritazione. “Ma dove l’avro’ visto? In quella piccola cittadina, dove abbiamo fatto la sosta per piu’ di un mese?” …
Questa volta la nave ha richiesto una lunga riparazione, e l’equipaggio per una schiera infinita dei giorni si occupava di quello che poteva. Probabilmente laggiu’, quando e’ sceso in citta’, ha incontrato questo signore che ormai aveva occupato tutti i suoi pensieri. …
Quella cittadina, una piccola cittadina sporca, di quelle che si trovano in abbondanza nei paesi orientali, gli ha fatto una sorpresa incomprensibile, un avvenimento, di cui Afanassy cercava ormai di dimenticarsene a tutti i costi.… Pero’ giusto oggi la memoria non gli obbediva…Preso contemporaneamente dalla curiosita’ e dalla uggia, al secondo giorno della sosta e’ sceso alla riva per “prendere una boccata d’aria”. Dopo aver sentito le istruzioni del nostromo che non si poteva allontanare troppo dal lungomare come non si poteva anche tornare col minimo ritardo, ha sogghignato dentro di se’, si e’ scambiato un’occhiata maliziosa con il meccanico che gli stava vicino ed e’ partito a far passare la malinconia.
Siccome all’equipaggio era strettamente proibito di mangiare o bere qualcosa nelle bettole del porto, la maggior parte delle persone si e’ indirizzata direttamente la’…
Dopo aver assaggiato il pollo al limone, fatto abbastanza bene da un padrone dagli occhi a mandorla e la pelle scura della taverna, puntata ai turisti, Afanassy ha deciso di fare un giretto per le viuzze strette nella zona della piazza principale del porto. Tutte quante erano tortuose, ombrose e fresche, simili l’una all’altra con la propria sobrieta’ed antichita’. Era evidente che nessuno le aveva mai aggiustate, verniciate, o rinnovate, ma anche col passar dei secoli, non ne avevano un gran bisogno. Le finestre della case in terracotta erano chiuse con le imposte di legno. Alcune invece erano spalancate, e allora sullo sfondo delle pareti imbiancate si vedevano le teste coperte delle donne o degli uomini. Sembrava che gli abitanti curiosi per delle ore guardassero sulla strada sotto le loro finestre. Dopo aver visto un passante sconosciuto dalla pelle bianca, le donne sparivano dentro le abitazioni, gli uomini ed i bambini, invece, agitavano amichevolmente le mani, a volte gridavano qualcosa, mischiando le parole inglesi con quelle arabe. Afanassy passava di fronte alle botteghe variopinte, nelle quali si vendeva un sacco di roba inutile, dalle quali saltavano fuori gli imbonitori, che portavano addosso dei bianchi e sporchi vestiti tipo dalmata. Giravano sotto il naso del passante gli stracci multicolori o le statuette degli idoli locali. A volte al passante “bianco” sembrava anche di avere un serio bisogno di qualche piccolo rappresentante panciuto del pantheon locale, visto che glielo imponevano con tanta arte e maestria. Su una delle viuzze, ha osato  entrare in una taverna simile alle altre dove ai tavolini intrecciati, abbastanza decenti, stavano degli aborigeni melanconici, che fumavano i loro narghile’. Per l’aria stava un odore aromatico di un miscuglio dei tabacchi alla frutta e degli oli aromatici. Dappertutto ronzavano le mosche, stavano da tutte le parti, per terra e sui tavoli, sulle pareti ricoperte con dei tappeti di colori vivi… stavano dappertutto, ma non davano noia a nessuno dei presenti. Da dentro del locale e’ apparso un uomo anziano vestito di nero e si e’ avvicinato al nuovo arrivato. Con troppa disinvoltura ha passato con la mano il viso del nuovo cliente, lasciandogli sulla guancia una traccia vischiosa e resinosa dall’odore di olio di cannella.  Afanassy si e’ seduto su una sedia coperta da un cuscino morbido e variopinto, e subito ha sentito nelle mani il bocchino di narghile’. Poi si ricordava a fatica quello che gli e’ successo dopo…Su di lui sono scese le immagini sconosciute e moleste, si intrecciavano fra di loro, diventando o torbide, o trasparenti.  Nessuno gli prestava una minima attenzione, e un “bianco” invece, o vedeva delle siluette ballare intorno a se’, o precipitava oltre alla coscienza. Lentamente ma senza nessuna difficolta’ cominciava a percepire l’esistente indipendenza dalla realta’, la percezione di un altro mondo, dei sentimenti, dei sentimenti che stavano ad altro polo della percezione…
  Si sentiva volare, si sentiva muoversi libero in uno spazio morbido ed illimitato! Intorno a lui stavano gli esseri sconosciuti  con bei visi chiari. Lo sorregevano per le mani, si lanciavano a turno in altezze


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     15:25 05.10.2022
Mi piace... Ma... scuzi... non lo so))
Книга автора
Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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