Произведение «Interpretatore dei sogni romanzo» (страница 2 из 16)
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Interpretatore dei sogni romanzo

con le mani alla tettoia sopra la sua finestra semirotonda e allungando al massimo sia il collo che il viso sicuramente si sarebbe potuto vedere qualche cosa… Restando nel mio lettino, fatto con le lenzuola vecchie ma ancora bianche lottavo sia con quest’ottima idea che col sonno fino alle tre del mattino.
Mi sono memorizzato molto bene questo momento. Un grande orologio in legno a pendolo che dava fastidio a tutti i famigliari e di cui di certo nessuno di noi aveva un gran bisogno proprio in quel momento ha suonato l’ora. Quest’orologio strideva e si lamentava così che lo si potesse sentire in tutta la casa, cercando di attrarre l’attenzione di qualcuno. Viveva la propria vita ordinata come ognuno di noi all’epoca…
Sentendo quel rintocco io senza mettermi addosso qualcosa sul pigiama sono scappatto nel corridoio. Dopo aver controllato che nella camera di mio fratello c’era sempre luce mi sono subito messo alla realizzazione del mio progetto.
Sono tornato in fretta nella mia cameretta, sono andato sul balconcino….. Era buio pesto e non si vedeva nel cielo nemmeno una stellina…La natura sembrava immersa nel silenzio assoluto. Anche il nostro stupido cane rimbambito dalla vecchiaia, il cane che ogni notte abbaiava proprio alla grande in cerca di confermare la propria utilità – di giorno chiaramente dormiva di un sonno tranquillo e profondo, anche il cane non ha nemmeno gagnolato.
Dopo avermi guardato intorno io quasi quasi non ho perso la mia posizione, però mi sono agganciato giusto in tempo alla sporgenza nel muro in mattoni della nostra casa, il nostro nido familiare… Cambiando spesso le mani ho raggiunto in poco tempo il pensilino in ghisa che era un po’ in rilievo rispetto alla finesra ben illuminata di mio fratello maggiore… Mettendomi in punta di piedi, mi sono allungato al massimo… Come avevo supposto sulla finestra del Monaco non c’erano delle tende anche di notte… “non ha niente da nascondere dai laici”
Nel primo secondo del guardare nella cella da pregare, ho solo socchiuso gli occhi dallo splendore della luce. Nel primo momento mi è sembrato addirittura che non c’era solo un lampadario ma come minimo una lampada ancora per ogni angolo… Poi ho osservato di nuovo l’interno povero della cella di uno che pregava senza fine per noi… e più ci guardavo dentro, più i miei occhi uscivano fuori dalla testa, spalancandosi al massimo.
Ho socchiuso gli occhi e li ho riaperti di nuovo… Cio’ che ho visto nella camera di mio fratello mi ha colpito così tanto che tutto il mio corpo si scuoteva come dal vento forte… Mi mandava dal freddo al caldo e viceversa, un’onda appiccicosa si e’ alzata dalle calcagna fino alla nuca, nella quale è entrata con migliaia di aghi…Le dita si sono staccate dal pezzo di metallo freddo, le gambe si sono piegate … e…
Sono caduto di brutto su un’aiuola con le povere begonie che servivano forse solamente per i bisogni dei cani dei nostri vicini…

...Sono caduto giù senza fare un gemito. Sono stato fortunato inoltre – il posto della mia caduta non era nè cementato nè ricoperto dei mattoni spaccati...Me la son cavata con una gran escoriazione sanguinante sulla spalla, la contusione di tutti e due gomiti e una gamba rotta.

Il medico è venuto a trovarmi il giorno dopo che mi avevano trovato di mattina presto sdraiato e piagnucolante sotto il mio balcone. Quasi sbadigliando ha annunciato che le cose sarebbero potute andare molto peggio.
       L’esculapio sbadigliava e fregava gli occhi rossi e gonfi con le ossicine degli indici, mi è sembrato in quel momento che l’avrebbe di più rallegrato vedere il mio cadavere freddo – un morto non ha bisogno di essere gessato. Il mio corpo mi faceva così male che non ho fatto neanche in tempo di inventare qualche leggenda per discolparmi. (Come mai sono capitato di mattina su un mucchio di fiori non sarchiati e con i miei gemiti scatenati ho svegliato mia madre prima della sua solita ora?..)
Per me hanno risposto gli adulti:
Lui, mamma, è andato a prendere la sua stupida penna di gallina (- non di gallina!... non di gallina! Di ANGELO!!!) – ed è caduto, - ripeteva in continuazione la Lisa maledetta.
Lo gettava giù dal balcone, saltava come uno scimmiotto ed alla fine e caduto giù pure lui… - confermava il cretino di Afanassy.
La mamma si limitava a scuotere tristemente la testa, ugualmente come lo faceva quando è sparita Gianna in silenzio e senza mai smettere… Ed era la cosa più ripugnante.

… Non lo vedrà mai più…
Proprio allora, dopo questi avvenimenti, tragici per me che hanno sicuramente influenzato la mia vita, la penna è sparita… Ed era una parte dell’angelo, una parte della mia bellissima sorella!
Ero convinto che la penna era stata rubata dai miei buoni parenti che l’hanno anche bruciata.
Ma non questa era la mia memoria più terribile…
Il mio obiettivo più importante in quel periodo era andando con le stampelle rimanere sempre non visto da Giaccone… Quando lo vedevo da lontano che mi andava incontro mi infilavo se c’era questa possibilità nella prossima porta aperta. Se nei pressi non c’erano delle porte aperte, facevo un giro e tornavo indietro senza concentrarmi troppo che cosa ne potesse pensare Giaccone soprattutto perchè anche lui stesso non dimostrava tanta voglia di vedermi.
Ma quando ci trovavamo tutti e due nella nostra sala da pranzo, uniti allo stesso tavolo, e ciò accadeva come minimo una volta la settimana, mi sentivo addosso un suo lungo sguardo, freddo e minaccioso.
Ma se si accorgeva che anch’io lo stessi guardando, volgeva lo sguardo altrove. Quando lo guardavo, mi arrossivo preso dal terrore e dalla vergogna – mio fratello sapeva tutto!!.
Lui sapeva perchè ero caduto giù dal balcone… lui sapeva che avevo visto tutto ed avevo capito tutto. Fra uno-due giorni il padre Fiodor doveva lasciare per sempre la casa paterna e tutti gli auguravano una grande fortuna sulla strada del servizio a Dio. Il suo aspetto maestoso dimostrava tutta l’importanza della missione e gli occhi come due fuochi erranti brillavano di luce fosfrica.
Mi ricordo come mio fratello scendeva dal nostro nido familiare – “casa del peccato”:
Scendendo dal terrazzino d’ingresso con tutto il suo aspetto dimostrava di essere pronto di scacciare i mercanti dal tempio, di far provare il pentimento a quelli che non volevano pentirsi e trasformare nei porci i non fedeli...
Era assolutamente pronto a fare i sacrifici ed i sacramenti e andava via per non tornare più alle cose mondane e all’aspetto mondano.
Mi ricordo che mio padre, icoraggiatosi, ha guardato di sfuggita sua sposa ed ha mormorato con la voce rauca di essere molto contento della scelta di suo figlio. Però voleva sapere se aveva pensato bene prima di prendere una decisione di tale importanza perchè è sicuramente meglio essere una buona persona mondana che un cattivo prete. Mi ricordo bene che tutti i famigliari l’hanno guardato meravigliati visto che le sue parole erano assolutamente fuoriluogo. L’occhiata di mia madre era invece spietata, piena di odio e anch’essa meravigliata come se avesse visto un oggetto non animato parlare con la voce umana.

... Circa cinque anni dopo il frate Fiodor, cioè mio fratello Eugenio è tornato indietro... cioè alla casa paterma
I suoi capelli unti, arruffati e privi di colore arrivavano fino alla vita. Il vestito che lo copriva era tutto completamente sciupato, la pelle sulle mani e sui piedi nudi si era arrossita dal vento ed era coperta di piccole crepe con i lembi che si stavano squamando, dall’angolo della bocca usciva in coninuazione la saliva...
Si portebbe dire che il padre Fiodor “si è presentato”, ma ciò risulterebbe una pura bugia...
Anzi l’hanno portato sotto braccio i due vecchi. Non saranno stati vecchi, chi lo sa, ma a me mi son sembrati così. Il terzetto veniva accompagnato dal nostro vicino Nikolay, anch’esso un monaco...
Da quello che ci ha raccontato il vicino, sono venuto a sapere che Giaccone era fuori di sè già da tempo...
... Si risultava che il padre Fiodor è impazzito e di conseguenza già da quattro anni stava girando il mondo fino al momento di essere riconosciuto dal menzionato vicino, Geremia da monaco.
Prima di farsi monaco, il nostro vicino Geremia viveva di fronte alla nostra casa in un’altra casa altrettanto vecchia. Si vedevano veramente di rado con mio fratello e non erano per niente amici. Ma il destino li ha fatti incontrare in questo modo strano lontanissimo da casa perchè uno sarebbe diventato un accompagnatore dell’altro e poi sarebbe di nuovo sparito almeno dal mio campo visivo...
Per il momento invece stava qui con noi seduto ad un lungo tavolo di quercia, vicino ad un grande e “panciuto” samovar elettrico, si identificava un amico e spiegava la storia delle sue osservazioni:
- Sicuramente sapete, - diceva lui,- leccandosi i baffi, insudiciati di dolce latte condensato e masticando un’ennesima frittella gonfia, - il padre Fiodor era un predicatore per grazia divina... Io personalmente andavo sempre fiero del mio amico... E’ la pura verità... Sicuramente ne avete sentito parlare, anche se voi stessi non foste i frequentatori assidui delle messe, faceva delle prediche brillanti (una frittella nel frattempo si stava buttando nel latte condensato)... Non mi crederete, ma durante le sue prediche ne prendevo gli appunti e mi piacerebbe citarle durante le mie messe, DIO MI FACCIA TESTIMONE!
 La parola “testimone” detta da lui mi è sembrata proprio strana. E l’ospite stesso mi è sembrato una specie di giudice con la sua parrucca bianca incipriata con un gran martello in mano, con il quale batteva la cattedra pronunciando: “Il prossimo testimone è Dio!”

Nel frattempo il narratore continuava, calmatosi un po’:
- Il padre Fiodor diceva ai suoi parrocchiani: “Figli miei! Siete figli di DIO! Siate coraggiosi nelle vostre aspirazioni... puri nei vostri pensieri!!.. Una frittella va in panna acida e poi salta in bocca. In questo momento una gran goccia del latticinio è capitata sulla barba del parlante ed è rimasta laggiù, una pura goccia bianca come conferma dei pensieri puri di padre Geremia stesso...

…Non abbiate paura della vita nei vostri cuori... non abbiate paura della morte! Non ha il potere sui figli di Cristo!!” Così predicava il padre Fiodor.
A questo punto sono riuscito a vedere attraverso la porta semi aperta della sala da pranzo che il narratore era stato preso da un attacco dei singulti. Mia madre in pieno silenzio gli ha dato un bicchiere d’acqua. Geremia l’ha svuotato di colpo e ha fatto una smorfia. Sembrava che avesse preso una bevanda a cui non era abituato.
- Nei primi tempi il mio fratello sprituale, - stava continuando la guida di Giaccone, - nelle sue prediche si limitava a dimostrare che non aveva paura della morte con i metodi come diceva semplici e chiari ai parrocchiani. Per esempio iniziava a ridere troppo allegramente, poi si metteva sdraiato sul pavimento di legno e si picchiava nel petto... Era abbastanza strano però non faceva venire dei timori a nessuno. Poi si metteva con una gran passione a esporre il suo pensiero fondamentale… 
 Il padre Geremia continuava il suo racconto, abbandonatosi sullo schienale della sedia senza smettere per un secondo di masticare la nostra povera cena.
“-…Signori, voi che entrate nel tempio della vita! - così diceva il disgraziato padre Fiodor.
“Signori, non pulite i piedi vostri strofinandoli a quelli che sono sdraiati sulla soglia di questo tempio!!
…Stando sdraiati non vi possono rispondere. Fate la battaglia con quelli invece che vi possono rispondere e non hanno la paura di dare la risposta! Quelli che vi augurano la morte – ne abbiano paura i loro stessi!!
E voi, non abbiate paura della morte!! Così diventate immortali... E questo vuol dire - invincibili!!!  AMEN! LANCIATE la vostra sfida alla MORTE stessa!! E a quelli che ve la augurano! NOI non abbiamo paura della MORTE!! Non abbiamo paura di nessuna delle sue cattive manifestazioni!! Ripetete dopo di me, FRATELLI e SORELLE: NON ABBIAM PAURA DELLE INSIDIE MORTALI DEL DIAVOLO!! NON ABBIAM PAURA... NON ABBIAM PAURA... NON ABBIAM PAURA!”
…Così predicava il vostro figlio, al secolo Eugenio... Mi ricordo fino a memoria tantissime delle sue prediche... 

Lo sentivo e mi meravigliavo, perchè mai diceva che la morte non è altro che “insidie del diavolo” Quest’affermazione mi sembrava proprio sbagliata. Avrà confuso qualcosa questo strano Monaco affamato?Immerso nelle sue memorie che stavo origliando senza nessuna vergogna, lo posso ammettere, l’amico del nostro povero Giaccone sudava come una bestia: vedevo bene come una gran goccia di sudore stava scorrendo per la sua fronte liscia e sporgente riflettendo nel modo rovesciato tutto ciò che era intorno…
Mia madre era seduta tutta dritta col mento in sù e di tanto in tanto faceva un piccolo inchino con la sua testa con un chilo di pomata sopra, incoronata sulla nuca con un gran nodo di capelli pettinati nel modo più che complicato. Non mangiava niente, ma ho notato che seguiva con gli occhi ogni frittella, messa in bocca dal padre Geremia. Perchè lo guradava così? E’ poco probabile che si trattava dell’avarizia. Sarà stata una cosa meccanica? O se no stava comparando il valore dell’informazione ricevuta con le spese subite…
Il padre lo ascoltava distratto. Lo vedevo di spalle e mi sembrava tutto ammorbidito...
Daltronde essendo a casa con la sua famiglia di cui era stufo già da tanto, sembrava sempre così, uguale alla sua giacca sciupata, sporca e non stirata, probabilmente mai portata in tintoria.
Il padre cercava di non sbadigliare, gettando di sfuggita le occhiate sulla madre. Faceva delle smorfie orribili ma non perchè era arrabbiato, ma perchè semplicemente ceracava di non addormentarsi…
- Circa sei mesi dopo, - continuava il padre Geremia, - adagio adagio l’atmosfera delle prediche del disgraziato ha iniziato a trasformarsi e poi, per così dire, ha ottenuto una aspetto proprio strano… Però continuava a parlare con un grande ardore dei nemici con cui bisogna combattere senza aver paura della morte…
Sicuramente il nostro più gran nemico è il Satana e il padre Fiodor impiegava tutte le sue forze per vincerlo… Diceva spesso ai laici che non devono aver paura del diavolo e delle sue insidie... E proprio a quel punto il padre Fiodor faceva delle cose strane ma comunque molto azzardate… Inizialmente si arrampicava solamente sulla cattedra sollevandosi sopra i “peccatori” per far vedere alle “pecore di Dio” che non aveva nessuna paura nè di vita, nè di morte. Le sue scarpe nere, lucidate per bene, in questo momento battevano sulla superficie della cattedra una melodia di una ossessionante canzoncina per i bambini.
Ma anche questo non era ancora strano per noi…
- …. Ma negli ultimi tempi… - continuava il padre Geremia, mettendo in un sonno profondo il mio genitore. - ... negli ultimi tempi, con le parole: «...non abbiamo paura di Satana... Satana, Satana...», lui, Beato padre Fiodor, alzava il lembo della tonaca nera, voltandosi ai parrocchiani col dietro del suo involucro umano,... e dimostrava con un gran entusiasmo il suo... per così dire... sedere di monaco... 
A questo ricordo non si capisce bene il perchè il padre Geremia ha socchiuso gli occhi ed ha fatto il gesto di inghiottire qualcosa di invisibile, leccandosi meccanicamente le sue labbra piene e dolci, sporcate dei doni divini...
Stavo nel corridoio, seduto su un giaciglio vecchio e pezzato, ficcato in un angolo all’entrata nella sala da pranzo che non si vedeva dietro a una persiana in sughero. Stavo seduto lì, coprendo la bocca con la palma della mano... sul serio la tenevo coperta, avendo la paura di mandare un grido di meraviglia... Non ho sentito tutte le ultime frasi – il destino proteggeva l’immatura psiche infantile. La mia immaginazione mi dipingeva questa orribile scena, descritta dall’ospite nel modo caricaturale... vivo... 
La scena mi faceva paura e mi faceva schifo. Di tanto in tanto gettavo le occhiate sul soffitto in attesa del tuono o di un lampo per colpirli per questo sacrilegio inaudito...
Ero un bambino credente. Non religioso. Dal punto di vista della chiesa sarò stato anche un peccatore... Però credente, sincero, ingenuo, però di fede profonda...
All’epoca avevo un amico più grande di me, un giovane monaco di una parrocchia vicina.
 Era sempre vestito nel modo molto leggero ed era sempre molto cordiale, come se stesse calpestando un’altra terra e non sapeva quindi le difficoltà della vita quotidiana. Ed io spesso mi rivolgevo a lui con le domande che straziavano la mia anima infantile. Le mie domande riguardavano, per esempio il mio strano, per non dire di più fratello Giaccone. Come può accadere una cosa del genere con il servitore di DIO? Il mio grande amico non sosteneva mai questa conversazione, mi contemplava soltanto con i suoi grandi occhi brillanti e sorrideva… Ma una volta ha detto una cosa che all’epoca non sono riuscito a capire: “ Pensa a se stesso ed ai tuoi peccati e non fare altro...” Bisogna dire che ho riflesso a lungo delle sue parole – “Sarà una cosa giusta pensare a se stessi? In che senso dice “PENSARE A SE STESSI”? e così ho fatto alcune conclusioni per me ben determinati...
…tornando alle mie memorie posso confermare che allora non ha nè tuonato nè lampeggiato, … intorno c’era un silenzio quasi assoluto se non vogliamo prendere in considerzione un leggerissimo russare di mio padre, che di tanto in tanto si alternava con un leggero tossire con il quale mio padre cercava di uscire dal suo assopirsi. L’amico del povero predicatore nel frattempo continuava:
-…è la cosa più meravigliosa in questa storia, cioè voglio ... voglio dire,
perchè non abbiamo subito reagito nel modo giusto... cioè... non abbiamo isolato il padre Fiodor per dar sollievo alla sua beata anima di monaco... e per far guarire il suo povero corpo.. proprio perchè... non sapevamo, non capivamo... Sia Iddio il mio testimone!..
Mia madre continuava a non reagire in nessun modo alle parole del narratore come se fosse uno psichiatra che ha davanti agli occhi un paziente di cui discorsi strani non sono altro che un riflesso del lavoro della sua anima malata.
Il padre invece continuava a russare…
- ....Il fatto …ta    i…  que.., - continuava a masticare le parole il padre Geremia,  - … che ...i parrocchiani guardavano queste prediche animate in illustrazioni con una grandissima ammirazione. Ogni messa veniva sempre più gente…
Poi come ho capito dal discorso lungo e noioso del nostro ospite che nelle prediche di mio fratello è cominciato ad apparire sempre più spesso il tema chissa

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Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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