Произведение «Interpretatore dei sogni romanzo» (страница 8 из 16)
Тип: Произведение
Раздел: Переводы
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Interpretatore dei sogni romanzo

vita… Vorrei finire la mia storia… Sono tornato nella camera, e non ci ho trovato dentro niente di straordinario. Ovviamente a questo punto non mi son tranquilizzato. Questa notte mi è venuto in mente un nuovo piano. Senza mettere il mio progetto da parte, a forza ho appena aspettato fino alla mattina e poi ho telefonato ad un mio amico in una città dove ho vissuto prima. L’ho trovato in casa e non gli ho spiegato proprio niente... Avevo un grand amico, - Angiol si è voltato, ma sono comunque riuscito a vedere... mi è sembrato che i suoi occhi si sono inumiditi, l’ho chiesto di venire, venire urgentemente... Gli ho detto soltanto di avere un gran bisogno di lui... un gran bisogno e lui non mi ha chiesto niente, EMME, ha solo detto: “Bene”, - e la sera stessa era già da me. Abbiamo parlato con lui per tutta la notte. Gli ho cercato di spiegare che cosa mi stava preoccupando, spiegare nel modo tale per non rimanere deriso da lui. E bisogna riconoscerlo, non ha sorriso nemmeno per una volta… Boris, perchè lui si chiama Boris, sapeva sempre ascoltare, e anche questa volta non mi faceva delle domande inutili, ha chiesto soltanto in che modo mi avrebbe potuto aiutare.
Angiol è taciuto per un minuto, come se stesse sotto l’impressione di ciò che ha detto lui stesso... Stava sempre vicino alla finestra, riuscivo a vedere solo il suo profilo, ma ha già voltato il viso dalla mia parte. Non riuscivo a capire se stesse guardando me oppure continuasse a studiare la foto di Afanassy. Mi sono ricordato di mio fratello grazie al mio ospite e ho sentito una specie di vergogna, o si può anche dire una specie di imbarazzo, perchè dal momento quando avevo ricevuto la sua ultima lettera non ho pensato di lui. Cercavo di ricordarmi il suo viso e mi rendevo conto di non poter neanche immaginare come potrebbe essere adesso. L’aspetto a me noto corrispondeva come minimo a cinque anni prima... Come sarà adesso il mio Afanassy?… Sarà sempre magro e cupo, con un’alta fronte di uno troppo sicuro di se stesso, con le chiare sopraciglia fitte, sempre messe insieme sulla radice del naso?… non ho dimenticato finora lo sguardo dei suoi occhi duri color d’acciaio... Saranno diventati più morbidi col passar degli anni oppure si sono immersi ancora di più in profondità delle occhiaie?...
«…Questa è una penna di gallina, Michelino… di un gallo banale…. Rendimelo, e lo butterò via dal balcone…»… «…no!… no!… è una penna d’ ANGELO!!…non toccarlo, perchè ti punirà…» «…. Ah.. ah… ti ha già punito!… tu, mio caro, non hai proprio il cervello…»
…AFANASSY… Pensando di lui, mi son distratto anche dal discorso che faceva il mio interlocutore, ad improvviso ho visto mio fratello che mi stava sorridendo e dimenando, situato sul ponte alto di un veliero a quattro alberi... Ho visto nel modo chiaro, praticamente davanti a me il suo sorriso cordiale ed i gioiosi occhi lucenti. LUI mi stava guardando, gridava qualcosa, ma non riuscivo a capire le parole e mi faceva vedere con la sua mano delle grandi vele rumoreggianti... Improvvisamente ho visto che il ponte ha iniziato a barcollare… facendo dei movimenti bruschi prima dall’una e poi dall’altra parte…. E’ divenuta talmente traballante che ha iniziato ad attingere l’acqua da tutti e due bordi... Gli alberi si sono inclinati dalle parti opposte. Mi sembravano delle bacchette cinesi, intricate nelle tagliatelle di riso... Mio fratello invece stava sempre sul ponte, aggrappandosi al bordo con le dita. Era sempre sorridente, mi gridava qualcosa e mi faceva vedere qualcosa con la mano libera... Mi è sembrato anche che stava salterellando come un bambino, preso dall’allegria inspiegabile... La nave intanto dondolava nel modo decisamente terribile. Ad improvviso l’acciaio di Krupp, con il quale era rivestito il corpo della nave, ha iniziato a creparsi, come una vecchia vernice sulla barca che ha navigato parecchio... Da ogni apertura spezzata ha cominciato a sgorgare acqua... Quest’ultima, illuminata dal sole che tramontava, sembrava il sangue troppo liquido. E mio fratello raggiante stava sempre lì… le onde gli si versavano addosso… era tutto umido… salterellava, cercando di guardare fuori dell’onda e gridarmi qualcosa.
Vedevo che le sue mani erano rosse come insanguinate. Forse si teneva troppo attaccato al rivestimento della nave…
Alla fine, come se fosse perforato da parte a parte, il veliero è caduto nel modo proprio brutto alla destra, spaccando i suoi alberi-bacchette. Ho sentito che un’onda creatasi in questo stesso momento mi aveva bagnato dalla testa al piè... Ho visto di nuovo il mio povero Afanassy, ma non mi sembrava per niente infelice!… Ho notato il suo viso beato, simile ad una macchia chiara, tra le onde. Non sono riuscito a notare nessun altro . Vedevo solo il mio unico fratello… La sensazione dell’acqua sul mio corpo era talmente chiara che riprendendo i sensi ho avuto un accesso di tosse a causa dell’acqua che mi era andata di traverso... Sentivo i flussi d’acqua sulla mia pelle che scolavano dai capelli sulla fronte e sulle guancie. Ho fatto un salto, senza capire niente e riscuotendomi dal mio stato importuno, allo stesso tempo ho notato di essere da solo in camera. Non mi è venuto neanche in mente di chiamare il mio amico, stavo solo camminando in continuazione come un cretino dalla camera in cucina, nel corridoio, nel bagno, finchè ho sentito uno squillo telefonico.
- EMME, scendi giù. Lì, all’angolo c’è un piccolo bar con delle tende rosa, non ho visto il nome, scusami... Spero che tu abbia dormito proprio bene e a sufficienza, - nella sua voce telefonica si sentiva una canzonatura.
- Ma come sei fatto a sapere il mio numero, AN?… - l’ho riconosciuto subito, grazie a questa lieve ed irreperibile intonazione tipica soltanto per la sua voce.
- Sul tuo apparecchio telefonico, con le cifre grosse e convesse…, - e di nuovo quest’ironia, un sorriso appena udibile...
- Mi puoi ordinare qualcosa, AN, - mi sono ricordato ad improvviso di non aver mangiato niente di serio dalla mattina precedente...
- Vuoi un latte?.. – sentivo che si divertiva alla grande...   Perchè mai?.. Che cosa si è cambiato, appena avevo perso di vista il bellissimo ospite notturno? Ma avrà anche ragione,  bisogna tornare in sè…   altrimenti...   altrimenti...  
Ho toccato la manica del mio maglione bagnato. Dove l’avrò bagnata? Sarà stato nel bagno, mentre cercavo di svegliarmi con l’aiuto dell’acqua gelata? Peccato, ma non mi ricordo proprio niente… 
- AN, la stessa cosa che ordini per sè. Spero che sia la carne.

    - Che cosa è, AN? – eravamo seduti al tavolino basso e liscio ed io con una gran meraviglia stavo esaminando una cosa color arancione sul mio piatto. A parte questo e un bicchiere col succo di pomodoro non ho visto nient’altro...
- AN?!! ...
Il mio interlocutore recente stava già masticando qualcosa senza guardarmi.
Con tutto il suo aspetto pacato: con lo sguardo abbassto verso il piatto e le sopraciglia alzate, dimostrava di godere la sua “refezione” e ostentatamente non faceva caso al mio stato scandalizzato.
Spostando da parte uno sconosciuto miracolo luminoso, mi son messo ad osservare come Angiol stava ingoiando il cibo, come si muovevano le sue mascelle sotto la pelle pallida e sottile. Anche lui mi sembrava affamato, anche se mangiava senza fretta la stessa schiffezza innaturale, il mangiare da lepri, che aveva proposto pure a me...
Dopo aver ammirato a lungo il mio amico, ho trovato con gli occhi una ragazza nella camicetta bianca che sembrava simile a una cameriera più delle altre e le ho fatto un segno di avvicinarmi. La ragazza che sembrava una cameriera più delle altre si è avvicinata di corsa e parlando di voce fitta ha sparato una frase automatica:
- Desidera?
- Signorina, che cos’è questa roba? – Le ho avvicinato il piatto, ordinato dal mio premuroso amico.
 - Come si chiama?
 - E’ un soufflè di carota.
- Lo avete nel menu oppure l’avete fatto specialmente per me? OK, va bene, non deve assolutamente svelarmi tutti i segreti della preparazione della carota, mi può portare un piatto di carne... una bistecca o un’altra cosa per favore.
Ma guardatelo com’è!! Sarà uno scherno oppure un gioco troppo fine? Al mio commensale piacciono veramente i tuberi arancioni?!
- Andiamo, EMME, ti devo raccontare fino alla fine ciò che avevo iniziato prima, - il mio amico si è alzato impassibile, gettando da parte un tovagliolo. Non ha visto che io non avevo mangiato nulla!! Ho gettato uno sguardo nel suo piatto: lì c’era una massa gialla priva di forma, come quantità rimasta praticamente uguale. Solo il bicchiere del succo di pomodoro era mezzo vuoto. Ma che affare sarà – fare dei piatti così! Porterà dei profitti?! Ho appena aperto la bocca per esprimere il mio sdegno del suo atto inaudito, ma il mio AMICO EFFIMERO era già per strada e dalla porta di vetro lo vedevo agitare le mani. La sua figura snella nel cappotto sbottonato e blue jeans sciupato mi è sembrato molto vicino ed io ho avuto una crisi di paura che adesso sparirà nella folla che brulicava intorno, sparirà in un coctail ululante di persone e macchine e non lo rivedrò mai più. Improvvisamente mi sono ricordato di Gianna, la mia imparagonabile Gianna... E’ andata via così, in pieno giorno... è andata via ed è rimasta per sempre nel passato... Ma cosa c’entra Gianna?! Perchè mi è venuta in mente mentre pensavo di Angiol? Non mi può essere caro ugualmente alla mia carissima sorella!! Ma perchè mai?

…AN andrà via, non lo vedrò mai più, come non vedrò più la mia sorella maggiore, i miei fratelli Giaccone e Afanassy...  stop... ma cosa cavolo c’entra Afanassy?!   ... E le onde…  la nave sbilanciata? Ma è un sonno!! Era un sonno!!
Sonno?. . Oppure no…  Sì, sì ... sonno. Ma come mai l’ho imbrogliato con la realtà? Dio mio, ma quando cessa fino alla fine?!! Le maniche bagnate del maglione…  Quest’acqua rossa…  la sento sempre...
 «. . . Angeli. . .  non bisogna cercarli. . . vengono da soli. . . ». 
…Quindi vanno anche via da soli. . .  Mi son balzato in piedi, praticamente impigliandosi con le ginocchia un tavolino da caffè. Il soufflè di carota dal color troppo vivace sembrava una pallude mobile scossa. E’ caduto sul tavolino lucido e una goccia ha segnato anche i miei pantaloni. Da qualche parte nella zona subcorticale del mio cervello ha baluginato un pensiero veloce di poca importanza che il gastronomico mostro di carota mi vuol trattenere con la sua zampa appiccicosa:
"NON ANDARE LAGGIU, NON STARAI MA MEGLIO... RIMANI
QUI ... CON QUESTO MOMENTO DELLA VITA... CON ME..."
     Angiol mi aspettava all’angolo della casa, quella casa dove ho vissuto finora senza sentirLO. Stava laggiù, le mani unite dietro e guardando sopra. Appena ha sentito la mia presenza ha sorriso leggermente con le estremità delle labbra. Il suo sguardo, lanciato su di me, era triste e anche allarmato.
 
- Quindi, EMME, ho chiamato il mio amico di venire ad aiutarmi… - continuava Angiol il suo racconto, come se non ci fosse una pausa tra i brani del suo racconto. Si è accomodato in una delle due poltrone che c’erano nella mia piccola camera.

 -  …Gli ho raccontato tutto quello che mi era successo, che cosa ne sentivo al momento e come poi cercavo di capire l’accaduto... Gli avevo raccontato la storia del fazzoletto e dei strani suoni del vuoto extraterrestre, di questo “fracasso del vuoto” che mi perseguitava nella camera delle DONNE misteriose... Lui da un vero amico mi ascoltava con un interesse attento... E tu, EMME? Mi senti almeno oppure no? - Sì, certo, ti sto ascoltando, ANGIOL mio… —  mi rendevo conto di essere in uno stato distratto sotto l’impressione della “colazione” recente... improvvisamente, anche per me stesso, senza fretta mi sono avvicinato rasente al mio amico e mi sono inginocchiato davanti alla sua poltrona. Le nostre faccie erano vicine, e lui mi guardava dritto con i suoi scuri occhi profondi senza confondersi proprio per niente dalla mia presenza talmente vicina. Ho alzato la mano e l’ho passata lentamente per la sua guancia liscia... Di che cosa ero guidato? Inizialmente non riuscivo a trattenere il sarcasmo ed era indignato del suo comportamento durante la colazione al bar, ma appena ho toccato la sua pelle, mi ha ricoperto un’onda calda e le mie dita hanno leggermente tremato.
- Quindi, anche gli ANGELI hanno bisogno dell’aiuto? Come noi, semplici mortali… - non riuscivo a trattenermi dall’ironia, solo la tensione della mia voce era eccessiva per essere solamente ironica.
- …Dimmi, perchè non ti cresce la barba, scusami questa domanda indiscreta, ma guardami, - mi sono allontanato un pochettino per dargli la possibilità di studiare meglio il mio viso. Come se non mi avesse visto prima. Ma non potevo più tacere e parlare di qualsiasi cosa, ma di quello che mi veramente agitava...
 - Guardami, sembro un cane dal pelo ritto e irzuto, - io, autoritario, l’ho preso per la mano, l’ho fatto toccare il mio mento. Che cosa mi era successo? Sarà stato soufflè di carota a farmi diventare talmente agressivo?! Oppure è successo perchè sono rimasto affamato? Gli guardavo direttamente negli occhi, e onestamente parlando, aspettavo, qualche movimento brusco, qualche gesto respingente... Gli guardavo negli occhi e sentivo che sulla mia schiena si sta spargendo il sudore freddo, come se fossi un bambino dai pantaloncini bagnati, che aveva fatto qualcosa di osceno di fronte ai tutti quanti: « Michele, l’hai fatto di nuovo! ... Sei un bambino cattivo... Sarai punito da Dio che giuda la mia cintura...».
Era una sensazione di qualcosa di irreparabile e di irrepetibile.
Il viso della persona seduta di fronte a me era assolutamente tranquillo... E gli occhi,.. un po’ tristi ma allo stesso tempo impenetrabili, mi hanno fatto venire in mente un’altra immagine... Sì, mi ricordavo questi occhi!!:
«...Hai ancora tempo,.. Arriviamo qui, per metterci in fila, in fila per...».
Esternamente Angiol non ha reagito in nessun modo alla mia sortita. Non ha neanche tolto la sua mano. La teneva sulla mia guancia, ed io sentivo il calore scottante che mi penetrava dentro... Era poco probabile che AN sentisse la stessa cosa. Nel suo viso non si vedeva per niente la traccia di un miscuglio di sentimenti simili ai miei, di un miscuglio di sarcasmo, paura e passione tremante.
Era coscente di essere più alto di me, e quest’altezza era visibile solo a lui... Ma c’era qualcosa che lo poteva mettere in imbarazzo? Improvvisamente l’ho capito – non lo poteva imbarazzare niente! Tutte le parole che riguardavano le sue emozioni erano state dette solo per vedere quelle mie! Dunque, è riuscito ad ottenere il risultato! Ha ricevuto le mie emozioni che non conoscevo prima!
- Ascoltami fino alla fine, EMME, e molte cose ti diventeranno più chiare...
Come si è rovesciato tutto nelle nostre relazioni che avevano finora la storia talmente breve. Poco fa davanti a me stava un ragazzino. Il ragazzino impaurito e tremante... Ma che cosa sarà successo ad improvviso?! Casualmente ho sollevato la cortina e sono venuto a sapere prima del tempo previsto da qualcuno una cosa a me non lecita?... Ho di nuovo dimostarto l’impazienza e adesso mi porteranno al balcone della torre e vedrò di nuovo il bambino piccolo sulla sabbia color arancione... sul soufflè color arancione... e questo bambino sarò io, io stesso?
- Versami del caffè caldo, -  come in assopimento ho sentito delle note ironiche a me già note.
- Anticipo la tua domanda – Anche gli Angeli prendono il caffè...
…Quindi, vuol dire che per alcuni frazioni di secondo sono caduto nel “deliquio”... Siccome il mio interlocutore misterioso già mi stava sopra, dimostrando uno dei suoi sorrisi a me già noti – era un sorriso assai affabile ma allo stesso tempo assolutamente impenetrabile.
-  Sì, bisognerebbe mangiare almeno qulche biscotto perchè grazie a qualcuno siamo rimasti affamati. Comunque, a parte dei biscotti non ho niente da masticare, - ho deciso di fare il suo gioco, parlando con lo stesso tono di voce allegro assolutamente fuori posto come era quello del mio ospite notturno solo per non aggravare la situazione già tesa per se stessa. Soprattutto perchè non vedevo l’ora di ascoltare i fatti successivi della sua storia pazza. Probilmente avevo paura di sapere che cosa fosse accaduto alla fine con il narratore in realtà... lo volevo sapere... ma ne avevo paura...
- Allora, - ha continuato Angiol,  accomodatosi di nuovo sullo stesso posto di prima, con la stessa posa, dalle gambe accavallate, - …allora, ho convinto il mio cortese amico di andare con me in QUELLA camera, gli ho spiegato che sarà comunque una cosa interessante… Anche se non riusciamo a combinare niente di quello che avevamo concepito prima, avremo comunque un piacere inaudito. Il mio amico è un persona modesta, ma come tante persone tranquille, è assai curioso.
     Secondo il mio piano una volta trovatomi sul MIO e allo stesso tempo NON MIO talamo negli abbracci delle bellisime e terribili donne dovevo sparire senza farmi notare, / ti avevo già detto che una volta sono già riuscito a farlo/, e salire in fretta al mio quarto piano… Capisci, una persona non è un oggetto! Deve trovarsi da qualche parte!! Quindi dovevo vederlo! Vederlo nella mia camera! Mi capisci?
- A dire il vero, non tanto,  - gli ho risposto io, desiderando un racconto più dettagliato.
- Ma dai, capisci tutto, devi capire, che desideravo vederlo sul mio letto, con delle ragazze oppure senza… non ha importanza… perchè non dubitavo nemmeno per un minuto, che lo spazio di quella camera misteriosa era il mio spazio! Ma come poteva essere altrimenti. . . Se ammettiamo che queste donne… donne DEL MONDO CELESTE, QUELLO DEGLI ANGELI, sparivano, quando io fuggivo e salivo in fretta su, in camera mia, ed io sinceramente non sapevo, se esistevano in realtà e da dove uscivano,… Boris — come una persona di carne e ossa, doveva trovarsi alla fin fine da qualche parte…
Angiol ha fatto un fiatone,  ha fatto un sorso di caffè che ho versato in due piccole tazzine di porcellana, ha sbricciolato con due dita un biscotto ed ha continuato:
-   Mi risulta che queste donne vivevano sopra il terzo piano e quindi sul mio territorio... E’ più che chiaro... 
Quindi siamo scesi al terzo piano. La porta come al solito

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Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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