sconvolgimento. Dopo aver aggirato il letto immenso e quasi quadrato (il mio letto), ho scoperto che la bionda era di nuovo rivolta a me di schiena... in più vicino al letto non c’erano scarpe... questi esseri camminano a piedi scalzi o non camminano proprio.
La bruna, continuando ad esalare la gioia raggiante, mi ha teso tutte e due le mani, come se fosse un bambino piccolo che stava cercando un giocattolo. “Chi sei?”- le ho fatto questa domanda strana. Ma che cosa si può rispondere alla domanda - «CHI SEI?»? … E lei ovviamente non mi ha risposto niente.
Non ho capito neanche in quale momento mi sono trovato tra le sue braccia. Tutto il resto mi è sembrato un sogno folle. Mi baciavano e mi abbracciavano tutte e due… ma in quel momento non mi sono memorizzato oppure non ho visto neanche il viso della bionda. Sentivo solamente che odorava di… cannella… Mi affascinava, mi incantava non come una donna normale… ero pronto di piangere… ero pronto di buttarmi sulle ginocchia come se fosse una dea … stavo baciando il lembo del suo vestito e sentivo un piacere inaudito solo di questo... Sentivo che questa donna era... come dire... un’extraterrestre...
-…Di che cosa sapeva dici?…
- Di cannella… sì, sì … di cannella…
- Sei sicuro che si chiamava GIANNA?…
Nella mia testa turbinava un vortice dei pensieri: dovevo chiedere se aveva visto il suo viso, se aveva esaminato i suoi occhi... Come sono gli occhi di GIANNA?…
Avevo paura di aprire la bocca per fare la domanda. La mia lingua non mi ubbidiva più… sono ammutolito…Che assurdità, forse sto dormendo di nuovo… Gli occhi verdi con dei piccoli puntini neri, un piccolo neo sopra sopracciglio sinistro... Conoscevo solo una donna di nome Gianna, solo una donna - ANGELO… Era mia sorella… Come in un film ho visto girate le scene della mia infanzia…
…Eccola accovacciata di fronte a me, asciuga i miei occhi umidi con il lembo del suo vestito scintillante: “…Sarai il più intelligente di tutti noi… ti amo più di qualchedun altro…”
…Sta scendendo le scale per partire per sempre, ha addosso delle vesti bianche argentate… un leggerissimo profumo di cannella mi lascia per sempre... Non riesco più a percepire questo odore nè nelle torte, nè nei biscotti, anche se sono ricoperti di questa spezia. Ho smesso di poter percepire quest’odore e pensavo che sarà così per sempre... Ma adesso, ascoltando il racconto agitato del mio ospite notturno, ho sentito improvvisamente un leggerissimo profumo un po’ amaro, era il profumo dell’angelo che mi aveva lasciato tempo fa... Volevo pronunciare delle parole occorrenti, ma la mia bocca non si apriva più… Perchè mai sono così agitato?… Sono sciocchezze! …non può esserci… bisognava vedere il suo viso, doveva vederlo…
- Pensi sul serio che ti voglio raccontare la mia love-story con una bionda carina?! Che sono venuto qui di notte per questo?! – Angiol mi ha gettato un’occhiata stizzita e irritata, poi ha taciuto per un po’ e mi ha di nuovo guardato, questa volta giusto negli occhi:
- Che cosa succede? Stai male, Michele?… sembra che tu non mi veda,… e forse non mi senti neppure? Che cosa? Se avevo visto il viso di quella magica creatura?… Sicuramente ti racconterò tutto, visto che ti eccita così tanto … Non sono talmente egoista da sfogarmi a dire tutto e non fare attenzione alle tue emozioni…
Si è alzato dal letto e mi si è avvicinato, camminando a piedi nudi per il tappeto.
Io stavo seduto in poltrona e aguzzavo gli orecchi a ogni suono pronunciato dallo strano narratore.
Aproffitandoci di una piccola pausa, abbiamo acceso una sigaretta tutti e due…
Nell’atmosfera della mia piccola stanza c’era una tensione come se dovesse iniziare una pioggia inaspettata. Mi sembrava che qui con noi stesse anche un terzo. Poteva essere il mio sdoppiamento della persona oppure la mia sensazione nella mia vita nei sogni, una vita talmente luminosa che molto spesso mi perdo non sapendo quale delle due realtà è più reale... La realtà notturna, nella quale sia il corpo che l’anima non mi appartengono più, però posso porre fine agli avvenimenti che stanno accadendo secondo la mia volontà... Oppure la mia contingente esistenza diurna, quando i miei occhi sono aperti, ma se potessi cambiare qualcosa con un semplice movimento delle palpebre?! Però non è vero! Lo posso fare.. Basta chiudere gli occhi... e... fra cinque o dieci minuti mi troverò in un’altra vita – nel sogno...
Oppure volevo sentire fino alla fine la storia del mio bell’amico che cominciava a diventare proprio strana. Riavutomi dopo le mie riflessioni non troppo lunghe, ho acchiappato un’occhiata intensa dei suoi occhi scuri e profondi.
- Stanno suonando alla porta, - Angiol stava quasi sussurando, come se fosse imapurito,-
Senti, EMME, qualcuno è venuto …Chi può venire a trovarti? – il mio amico ma ha chiamato “EMME” per la prima volta.
- Ma secondo te nessuno può venire a trovarmi? Può essere, per esempio, il lattaio, a volte lo chiedo di portarmi il latte direttamente a casa…
- Tu bevi il latte?!…
- Ma cosa c’è di strano… non lo mischio con la birra o con la vodka, lo bevo da solo… E tu non bevi il latte, Angiol?
Mi ha colpito la meraviglia del mio amico. Dapprima mi guardava soltanto con gli occhi incomprensivi, poi nelle sue pupille sono apparse delle piccole faville, e all fine il mio amico è scoppiato del riso inaspettato:
- Apri la porta, EMME, se no il tuo latte incidisce e diventa simile a noi due...
Attraverso lo spioncino della porta ho visto un naso lungo, svisato dall’aparecchio ottico con due occhietti attaccati. Era la mia vicina del primo piano. Non si sa come ha capito che ero in casa, ma ha iniziato subito a parlare dello scopo della sua visita: «Senta, giovanotto, lei è medico- psichiatra, giusto? - e senza aspettare la mia risposta ha continuato ad entrare nella mia vita privata, - mio marito ha un gran bisogno del suo consiglio intimo. Lo potrebbe consultare nel modo confidenziale...?»
«Anch’io ho un gran bisogno del consiglio…», - ho ridacchiato io dentro me stesso, ma invece di dargli la risposta, mi sono allontanato silenziosamente dalla porta. Quel mondo dietro alla porta non era più per me adesso... Non mi ricordo neanche quante volte ha suonato ancora cercando di entrare nella mia vita... Ma lei non mi interessava proprio per niente... Pensavo di una cosa sola, anzi di una persona sola... di Gianna...
-Chi è, EMME? – La voce di Angiol era già seria e un po’ inquieta. Non gli ho risposto.
– Così è iniziata questa strana storia, se non vogliamo usare degli epiteti più espressivi, - stava continuando il mio ospite, senza ripetere la sua domanda come se non avesse interrotto il proprio racconto, - mi senti, EMME? Guardami negli occhi, per favore, guardami negli occhi...
- Perchè? – mi sono meravigliato di questo cambimento brusco.
- Voglio così.
E’ taciuto come se stesse raccogliendo le proprie idee.
Ho alzato gli occhi cercando di guardare giusto nelle sue pupille scure, lasciando nel mio sguardo solo la curiosità mondana e niente di più. Però sentivo di non saper nascondere l’ansia e la tensione nervosa. Più cercavo di capire l’origine del mio stato d’anima, più diventavo preoccupato.
-Così sono rimasto immerso in questi dolccissimi abbracci per alcuni giorni di seguito... Lavorando, pensavo solo di rientrare di sera nella magica porta... sognavo di rivedere i visi magici, sempre più cari a me...
-Allora hai visto il viso di quella... – stranamente avevo paura di pronunciare il suo nome ad alta voce, - ... il viso di quella bionda color platino?... – Ho cercato di sorridere con disivoltura, ma il mio sorriso è venuto stupido e forzato. Perchè mai cerco di nascondere i miei sentimenti dal mio “amico sconosciuto”?! Perchè gli voglio sembrar un pezzo mondano, indifferente a tutto?! O se no, quel gatto grosso che sta sul balconcino del vicino e sazio di ogni cosa al mondo... gioca col suo cascare dal terzo piano come se fosse un topo moscio...
Se avevo visto i suoi occhi?... Son verdi... sì, più verdi che bruni, hanno dei puntini neri e delle faville gialle... Luccicano e riscaldano e la loro luce è meravigliosa... Capisci, lei... – e il narratore ha taciuto per un attimo cercando le parole giuste...
Aproffittandomo di una pausa e chiudendo gli occhi, ho sentito un profumo leggero sempre della stessa cannella, il profumo che emanava la mia... mia... Dio mio! Anche dentro me stesso avevo paura di pronunciare il suo nome!
- …Era, come per dire, sottile, quasi trasparente, e non provavo per lei quei sentimenti che possono far venire normalmente le donne. Non aveva niente di carnale e quindi non faceva nascere dei sentimenti sensuali... - Angiol ha continuato il suo racconto interrotto prima, - …a differenza della sua amica, ardente cicciottella, una bruna dal viso sempre sorridente… Io, certamente, gustavo la loro compagnia, ma il mio cervello, il mio cervello-traditore, non si rilassava nemmeno per un minuto. Ma chi al mio posto potrebbe sentire questa storia in un modo diverso?
Il mio bell’uomo mi ha guardato nel modo interrogativo, ma era più che chiaro che non aveva bisogno della risposta...
- E’ facile indovinare che il mio lavoro non procedeva in nessun modo. Ho addirittura guastato una vecchia cornice, spaccando una bellissima decorazione e calpestando col piede il pezzo staccato... comunque, lasciamolo perdere, EMME, secondo me ti interessa ben poco. Stavo riflettendo: ma come…
Come si può capire ciò che stava accadendo?! Dove si trova lo spazio, dentro il quale ero immerso nella tenerezza?… Come posso salire al secondo piano dalla camera che sta sotto, visto che sopra deve trovarsi… il mio appartamento?!! Senti, EMME, il MIO…
Il mio più che eccitato narratore ha asciugato la fronte dal sudore, non accorgendosi, che anche il suo labbro superiore era coperto di perle di sudore… talmente era agitato di ciò che stava accadendo…
Bisogna dire intanto che era riuscito ad appassionare pure me… E proprio a questo punto ho notato
Un dettaglio vermente strano. Mi son reso conto, nonostante la mia massima concentrazione e l’attenzione alla storia, che le mie guancie erano coperte di barba... di barba chiara, anzi quasi rossa, dai peli duri, lunghi un mezzo millimetro... Non mi stupiva questo fatto – per l’ultima volta ho fatto la barba la mattina prima. Ho anche portato la mia mano al mento ed ho passato con il palmo della mano i peli duri e pungenti... Allo stesso momento il mio sguardo ha fissato le perline di sudore sul labbro superiore, assolutamente liscio del mio amico emozionato. Involontariamente mi sono meravigliato: come era morbido e pulito il suo mento...
Non c’era nessun segno della barba!…
N e s s u n o… Ho sentito una specie di paura e forse per questo subito dopo la vergogna…
- … Volevo proprio capire, in che modo strano il mio letto, ed io ero fortemente convinto che si trattava proprio del mio letto è capitato in questo mondo effimero?
Ho anche inventato una manovra col fazzoletto da naso… Non visto l’ho messo sotto il materasso, e, svincolandomi dagli abbracci delle fate, lo dico senza una minima ombra di ironia,…- non si sa per quale motivo Angiol ha deciso di discolparsi, dopo avermi gettato un’occhiata e interpretendo l’espressione dei miei occhi come un sogghigno.
Io invece non avevo nessun voglia di ridere. Adesso mi sarei addormentato con il massimo piacere, ma il sonno – traditore non aveva la più pallida idea di venire a trovarmi in questo momento. I miei occhi stavano studiando un bell’uomo seduto a gambe accavallate di fronte a me, però molto teso internamente a cui non veniva la barba anche per la fine della seconda giornata! Sarà così giovane che non conosce ancora questo problema?... Ma a guardarlo così non gli darei meno di venticinque-ventotto anni... saranno anche ventitre... ma anche a questa tenera età il minimo di lanugine doveva comunque visitare il suo bellissimo viso?... Ma non sarebbe potuto farsi la barba di nascosto?!
- …senza la minima ombra di canzonatura.… Quella volta ho cercato di fuggire, scendere giù le scale precipitando… come vogliamo, ma verificare e convincermi, dove sarà il piccolo pezzo quadrato di tessuto, che ho messo col gesto di un ladro nel letto che supponevo mio... Poi un’altra cosa ancora, ho dimenticato di dirti non sono mai riuscito di lasciare le braccia delle mie vicine affascinanti e di andare via con le proprie gambe. Non ridere, son già anni che non bevo fino a non reggermi più in piedi... Ma ogni volta io per così dire precipitavo nell’intreccio vischioso delle loro braccia e entravo nelle loro labbra dolci... ci precipitavo e... non riuscivo mai a rimanere cosciente fino al momento di andare via. Non si può dire che non lo volevo, non volevo andare via, ma mi addormentavo sempre in un momento di inconsapevolezza, se si potrebbe dire così, e di mattina aprivo sempre gli occhi nel mio proprio letto... Ed ogni volta succedeva la stessa cosa... Mi è venuto anche in mente di aver preso qualche narcotico, qualche elisir magico, mi sarebbe più facile pensare così, ma in quello spazio non facevo nessun sorso... nessuno!!! – Angiol si è leccato le labbra col gesto meccanico, mordendo un po’ quello inferiore. Tutto il suo aspetto mi faceva pensare al bambino impaurito che per la prima volta ha visto una cosa, l’esistenza della quale non aveva sospettato fino a questo momento. Sarà un gioco? Un bellissimo gioco degno di vari premi?
- …Quella volta ho precipatato velocemente dalla scala elastica e liscia e facendo cadere qualcosa per strada, son uscito di corsa giusto al pianerottolo. Pur essendo come drogato, credimi, EMME, ho sentito dietro alle mie spalle un tintinnio crescente di non si sa che cosa che avevo fatto cadere... e questo prendendo in considerazione il fatto che laggiù non sentivo neanche i miei propri passi... Non pensare, EMME, non è che mi ha meravigliato il suono dell’oggetto che stava cadendo, ma la sua qualità. Correndo via da questa porta maledetta, mi perseguitava sempre di più. Mi sembrava che stesse crescendo con ogni gradino della scala che portava in giù... quando cercavo di aprire la serratura della mia porta con l’aiuto della chiave che non mi ubbidiva più, mi sembrava che i miei timpani si sarebbero scoppiate dalla tensione, dalla cacofonia dei suoni di qualche colosso che stava cadendo... Ma non avevo nessuna voglia di voltarmi per guardare da dove poteva uscire quest’oscillazione dell’aria. Capivo perfettamente che nessuna cosa dentro un’abitazione umana non avrebbe potuto creare cadendo questo suono che risonava così!...
- Si sarà scoppiato qualcosa? – ho supposto io, anche se naturalmente non pensavo così.
- No, era il suono di una palla d’acciaio che cadeva e saltava e mi perseguitava, crescendo dentro le mie orecchie... Come... come una campana... – AN mi ha guardato attentamente, non direttamente, ma alla chetichella.
- E il fazzoletto, - non ho saputo più resistere io, avendo paura di non sentire più la continuazione di questo racconto confuso...
-…Non c’era… ho rovistato tutto il letto, e il materasso, e le coperte… non c’era…
- E nella stanza? Non hai notato niente di particolare nella tua stanza?
- Mi è sembrto che una specie di foschia avesse coperto gli oggetti, - con queste sue parole ho guardato il narratore nel modo fisso, strizzando gli occhi come se stessi esaminando il suo stato d’animo, la sua adeguatezza. Accorgendosi della mia reazione, AN è taciuto per un attimo e poi ha scosso la testa senza parlare, negando la mia domanda non fatta e anche qualsiasi sospetto nei suoi confronti...
-…. Forse, mi è sembrato, – ha continuto lui, - dentro la mia testa c’era sempre il rumore, poteva far effetto anche alla vista…, non lo so…
Angiol mi sembrava stanco del suo racconto, si è abbandonato con tutto il corpo sullo schienale della poltrona ed ha acceso una sigaretta, facendo uscire il fumo giusto nel soffitto.
La sua fronte era sempre umida, il mento liscio /perchè sempre liscio?!/ brillava delle gocce di sudore…
- Dunque non avevo trovato nessun fazzoletto… Ma il desiderio di capire qualcosa mi è cresciuto ancora di più. Dimmi, EMME… te lo volevo chiedere ancora ieri… sì… mi sembra ieri... quando ci siamo incontrati… ti volevo chiedere – hai un’amica?… una tua donna?… oppure…
Il mio amico si è confuso e senza guardarmi si è avvicinato alla finestra.
- Laggiù, dietro alle mei spalle, sulla credenza, c’è una foto di un giovane… chi è lui?
- Il mio fratello medio Afanassy, – gli ho risposto io con un certo orgoglio.- Adesso è lontano da qui. Il nostro Afanassy è un navigatore. Hai sentito, AN… / AN?! Perchè mai AN?! Ma anche lui mi chiamava EM…/, hai forse sentito nominare una nave «Krusenstern»? Il mio fratello medio naviga su questo vascello già da diversi anni. Abbiamo le notizie da lui molto di rado. L’ultima nuova l’ho ricevuta da lui circa sei mesi fa. Ha iniziato come un semplice marinaio, ma nella ultima lettera ha scritto di essere stato promosso.
Mi vergogno, ma non ero mai attento nella lettura dei suoi messaggi soprattutto perchè erano sovraccarichi di diversi dettagli tecnici, con dei termini talmente specifici, che sembrava una vera e propria derisione. Da questa sua lettera, anzi dalla sua parte epistolare, che era almeno un pochino diversa dal manuale per la navigazione, sono venuto a sapere, che una nave più grande al mondo «Sfruttavento» sta per passare «il cimitero delle navi» - lo stretto di Drayk dalle parti del promontorio di Gorn . Ne capisco ben poco, ma posso indovinare, che non tutte le navi sono destinate a farlo…Quindi è mio fratello… Ti è piaciuto? ....Sì, è vero, non ho notizie da lui già da un bel po’...
Angiol si è voltato e mi ha guardato a lungo direttamente negli occhi… troppo a lungo… Voleva dire qualcosa, le sue labbra hanno tremato, si sono anche mosse, ma dopo non è successo niente, niente, che avrebbe potuto spiegare il suo sguardo lungo e allarmato…
- Quindi è tuo fratello… Sì… ma questo è solo un inizio di quella storia, che ti voglio, che ti cerco di riferire.
Evidentemente il mio amico voleva cambiare il tema del discorso a tutti i costi.
- Ecco, tornando invece alla mia
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