Произведение «Interpretatore dei sogni romanzo» (страница 4 из 16)
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Interpretatore dei sogni romanzo

nonostante tutto..
Non ho fatto in tempo di raffreddarmi dagli affronti che mi avevano fatto le azioni ingiuste dello strano accompagnatore e di quell’insolente ragazzaccio venuto in fila prima di me. Il mio recente tutore è apparso di nuovo... Mi è sembrato addirittura che era in vestito elegante e perfetto... Siccome anch’io non sono indifferente ai vestiti eleganti, ho fatto in tempo di esaminare malgrado la mia propria volontà e le circostanze, direi, in tutti i particolari che la giacca era perfettamente adatta alla snella figura dell’uomo misterioso: non c’era nemmeno una minima piega nè sulle giunte degli scavi delle maniche, nè sul colletto che ad un certo punto si trsformava nei risvolti! Il vestito non faceva grinze e non tirava da nessuna parte!
Questa volta stava portando per la mano un bambino di dieci-dodici anni. L’accompagnatore gli stava raccontando qualcosa inchinandosi un pochino dalla sua parte.
 «Caspita -  ed io pensavo che fosse muto!» Ero sarcastico più che mai.
 Il bambino stava attentamente ascoltando il suo interlocutore, rovesciata la sua testa dai capelli biondi non tagliati da tempo.
Dentro me stesso ero molto teso, perchè veramente sono rimasto stupito dall’inaspettata loquacità della giuda finora taciturna...
Sicuramente il ragazzino brufoloso sarà qualche parente... o un parente del parente... o un parente di un conoscente...
La coppietta “cinguettante” è passata a due passi da noi che aspettavamo con calma ciò che ci spettava... ed è andata lungo tutta la fila fino all’entrata magica: alla porta di quella casa bianca con delle torrette, nella quale entravano i fortunati resistiti nella coda. Si sono avvicinati alla schiera viva e l’accompagnatore ha fatto entrare il ragazzino due persone prima della nostra meta in comune...
Nella fila che sembrava più folla si è sentito un mormorio... Mi han fatto andare su tutte le furie! Dando delle gomitate ai cretini, che si lasciano abbindolare come niente fosse, mi sono avviato direttamente al Signore in Bianco..
Però Lui stesso mi stava già andando incontro, messo la mano rovesciata all’altezza dei suoi occhi come se stesse cercando di nascondere il suo viso dalle camere che giravano. Ma guardate un po’ questa bellezza! Un superman abituato ad interpretare la parte dell’apassionato dei ragazzi giovani! Strapieno di sarcasmo, stavo già leggendo mentalmente il titolo di un film del genere: "Adorava dei biondini dai capelli ricci"... o se no"Io e il mio baby ci capiamo bene"...
- Ascolti,- ho iniziato io perdendo la voce che volevo far suonare stizzosa al massimo. - Ascolti,… che insolenza senza limiti! Come se non mancasse che lei ha inficcato prima di me questo pezzo rosso che avrà due-tre anni più di me, il che secondo lei vuol dire qualcosa... L’avete messo proprio prima di me in una fila senza limiti... Perchè tutto questo? L’ha fatto per convincermi della sua giustizia?... che per le persone anziane avete degli sconti e degli agevolazioni... ma non Le basta!... E poi questo moccioso!.. E’ appena nato, avrà al massimo due anni ... se volete... ne avrà dieci…
-... Dodici...
-...Sarà... Utilizzando la sua posizione privilegiata, lei l’ha portato giusto all’inizio... all’inizio della processione... cioè... insomma, l’ha fatto avvicinare alla meta, a quella meta desiderata, per ottenere la quale stiamo tutti qua ad aspettare per le ore... Ma è un suo parente!! La assomiglia tantissimo! Esatto, come non l’ho capito subito!...
Questa è giustizia secondo lei?!'
Il Signore Vestito di Bianco mi ascoltava in pieno silenzio, la testa un po’ inchinata alla spalla sinistra.
Ad improvviso mi è sembrato che aveva addosso non un vestito elegante a tre pezzi, ma delle ampie vesti argentei oppure una cosa tipo chitone... Come se questa specie di toga troppo larga per lui che gli andava fino ai piedi, copriva con grandi pieghe sia le spalle troppo strette che le braccia troppo lunghe...
...a questo punto ho notato, che sulla sua "toga-giacca-giubba" sono apparsi dei bottoni, e non erano i semplici bottoni, ma dei bottoni grossi, molli e rotondi come quelli di Pierrot… Mi sono fermato senza finire di pronunciare la parola, dimenticando tutto quello che stavo gridando tanto fervidamente. Prima questi bottoni non c’erano.
Ho guardato nel viso del possessore dei pompons – era assolutamente privo di espressione, bianco, come infarinato, gli angoli della bocca guardavano in giù, gli occhi erano immensi e tristi fino ad un punto tale che mi sono completamente confuso...
- ...Super Pierrot – appassionato dei fanciulli...- ho finito la mia aringa assurda con la voce improvvisamente debole.
La persona dal viso di Pierrot, senza aprir bocca, mi ha preso per la mano, come teneva prima il ragazzino e mi ha portato da parte. Si comportava nel modo tale come se non avesse sentito il mio tono oltraggiato. La sua mano era fredda, ma nonostante ciò non la volevo lasciare.
Abbiamo fatto la stessa strada che prima aveva fatto con il bambino - lungo la stessa colonna dei desiderosi di ottenere quello che gli spettava e ci siamo avvicinati all’edificio rotondo, verniciato nei colori pastello.
 Da vicino non sembrava per niente una moschea, ma era più simile invece a un tempio romano.
 L’abbiamo girato di sinistra, e poi abbiamo iniziato a salire per una scala laterale in ghisa, che non si capisce bene il perchè era stata fatta a chiocciola. Salendo mi appoggiavo con la mano sulla parete intonacata, siccome il corrimano della costruzione stupenda era sempre o troppo alto o troppo basso per me... Per le pareti di questa stranissima casa correvano delle piccole lucertole. Una si è fermata ed ha preso a gurdarmi con dei suoi occhi sporgenti. Sembrava che mi stesse prendendo in giro. La scala ci ha portato alla fine in un interno più o meno a livello del terzo piano.


"Pierrot" mi stava sempre tenendo per la mano. Nell’interno c’era semioscurità, ma dall’ala sinistra entrava una luce diffusa, indistinta e polverosa. Abbiamo attraversato il pianerottolo quasi a tastoni, e mi è sembrato proprio interessante il fatto che non abbiamo neanche sentito i nostri passi. 
“Qui ci sono problemi di acustica”… - ho pensato io ad improvviso.
La mia guida non troppo loquace ha spalancato finalmente qualche porta dalla quale entrava prima una luce incerta e ci siamo ritrovati su un piccolo balcone di pietra. Il mio accompagnatore mi ha spinto con un leggero movimento, appena toccandomi. Mi sono avvicinato alla ringhiera fredda e semi rotonda e ho guardato in giù…
Ho visto un panorama meraviglioso e allo stesso tempo inaspettato: tutto intorno a me era illuminato di un brillante sole estivo, faceva caldo, anche se la mia schiena continuasse a percepire l’umidità che veniva dal buio in cui era immerso l’interno del palazzo (però quando eravamo dentro non sentivo il freddo – solo il buio…).
Il verde, giovane, fresco e vivo si ondeggiava sotto una picevole brezza. Sotto davanti a me si estendeva un mare, il mare tranquillo di colore blu intenso, si iniziava con una spiaggia vellutata fatta di sabbia dorata e molto fine, sulla quale erano disperse gli ombrelloni variopinti. Sulla spiaggia si affollava un mucchio di persone. La gente era assolutamente normale, nei costumi da bagno di tutti i tipi e di tutti i colori. Allo stesso tempo nonostante tutto il viavai delle persone si notava che una parte dei villeggianti si ammucchiava sull’ala sinistra della per così dire “cassa di sabbia” vicino a una grande pietra grigia, piatta e praticamente insabbiata. Laggiù c’era circa una quarantina di persone. La gente faceva ressa, guardando uno alla spalla dell’altro come se cercassero di discernere qualcosa in giù. Stavano conversando tra di loro, muovevano le braccia, alcuni di loro correvano da qualche parte…
Ad improvviso ho notato al centro di tutto questo affacendarsi che sulla sabbia stava sdraiata una persona – un piccolo bambino biondo.
Sembrava troppo bianco sullo sfondo arancione della spiaggia. Le sue braccie erano buttate da ambedue le parti che sembravano le braccia di una marionetta, una delle gambe era piegata nel modo innaturale.
Ho riconosciuto il mio rivale portato poco fa da “Pierrot”…
E’ morto annegato… ha dodici anni… mi assomiglerà, ha già ricevuto quello per ciò che era venuto…
...Ho sentito che le mie mani si sono agganciate alla ringhiera in pietra del balcone con tutta la loro forza possible come all’epoca quando ero agganciato al balcone di mio fratello. Dalla pelle sbucciata usciva il sangue. La mia nuca ad improvviso è diventata pesante, come se un’ invisibile mano di ferro l’ avesse schiacciata, sembrava che dentro ne avessi un centinaio di aghi. Ho sentito dietro una specie del ridacchiare maligno tipo quello della lucertola che rideva sopra di me.
… Ecco perchè veniamo qua!!! In questo mondo, pieno delle domande sul senso delle cose, delle ambizioni, dei pensieri… Veniamo qua… per… la morte… Che ha vinto la morte con la morte… - è volato nella mia testa…
Mi sentivo come da parte, ridendo dentro la propria anima della mia meraviglia, sentendo di aver visto già da diverse volte questa situazione…
Il bambino, sdariato sulla sabbia, era vicino davanti a me, come se non ci fosse distanza tra di noi – si è ridotta da sola, come se davanti ai miei occhi è apparso un binoccolo miracoloso, ingrandendo nel modo beffardo il terribile quadro specialmente per me.
- Tutti noi stiamo in fila per la morte e ognuno ha il proprio posto in questa mesta attesa. Arriviamo in questo mondo e ci mettiamo l’uno dietro all’altro in una triste fila.
La tristezza è un sentimento principale sulla terra… In questo mondo può essere soddisfatto solo chi ama la tristezza… - pronunciando queste parole con una voce impassibile un uomo vestito di bianco mi guardava con i suoi occhi freddi e vuoti. – non ha nessun senso di aspirare la felicità, sistemando il mondo fuori di sè, cerca il perfezionamento dentro di te stesso e sarai felice…
Improvvisamente ho scoperto che guardando il bambino, gridavo senza sentire me stesso come capita nei sogni. Può darsi era proprio il mio falsetto che mi sembrava il ridacchiare maligno… Mi dispiaceva per il bambino, mi dispiaceva per me…
Ma il mio “compagno”, se ho capito bene non provava nessuna compassione nei nostri confronti. Non assomigliava più Pierrot: i bottoni sono spariti, ma le vesti erano sempre larghe e fluivano con le falde simmetriche.
Io invece singhiozzavo nelle mie intonazioni e interrompendo me stesso facevo opponente a quello di ciò sono riuscito a rendermi conto.E ad un tratto ho scoperto che sono rimasto da solo, parlo con me stesso e il mio conduttore sta andando via per la sabbia rosastra, facendo i passi assolutamente silenziosi, lasciando dietro di se solo un leggero fruscio… Da dove usciva questo fruscio? E adesso ho visto: sulla schiena di chi andava via c’erano due immense ali banche…
Stavano immobili lungo la sua schiena dritta, le loro piume si muovevano appena sotto una dolce brezza… Ad improvviso lui che andava via si è fermato, si è rivolto a me ed ha detto con una voce rauca che usiva da dentro che era troppo bassa per sembrare armoniosa unita con il suo aspetto chiaro:
-Mi chiamo GABRIELE. Ricordalo… hai ancora tempo… non aver fretta. Non dimenticare mai che il nostro corpo e la nostra anima hanno in questa vita degli obiettivi diversi… L’anima cerca il senso delle cose, il corpo invece vuole la comodità… l’anima cerca la perfezione e il corpo vuole la soddisfazione di se stesso. Ricordalo sempre e non strapparti te stesso prima dell’ora prevista… Arriva il tempo e si effettuerà il ricongiungimento…
Dio mio… ma questo era un ANGELO! Di quale ricongiungimento stava parlando LUI? Negli ultimi secondi ho cercato di memorizzare per sempre tutto quanto accaduto (cosa vuol dire “per sempre” per noi che stiamo in “fila”? Cercavo di memorizzare il suo aspetto: il naso dritto, le labbra sottili e pallide, che potrebbero andare meglio ad un viso femminile, gli occhi trasparenti con una fantastica mancanza di qualsiasi impressione in questo momento, un neo sulla guancia, i capelli lunghi, biondi e lisci…
Come potevo pargonarLO (oppure paragonarLa) con Pierrot?
… Angelo… no – ARCANGELO GABRIELE…
Perchè vestito di bianco e non di nero… nero… nero?

 
           Mi sono svegliato ad improvviso tra un cumulo di lenzuole, ammucchiate in una matassa calda e polverosa, piena delle mie visioni notturne… I guanciali stavano sul pavimento, le gambe erano rimaste bloccate nella coperta. Era un sogno o no?... Non sembrava un sogno… Ho guardato la mia mano. Tutto il palmo era attraversato dalle grandi escoriazioni rosse… Non volevo essere di nuovo preso dalla paura appiccicosa e non mi son permesso di pensarci sopra.
La camera era buia e silenziosa e l’aria troppo vischiosa per respirare bene. Mi sono avvicinato alla finestra per avere una boccata di ossigeno “fresco”.
Ho appena riaperto la tenda che a me ha subito fissato il suo sguardo una grande luna gialla con un’espressione di costante meraviglia sulla sua “faccia” ingannevole. La “bocca” era storta… Gli occhi sembravano sporgenti come di quella lucertola dal mio sogno. Sogghignava. Lo posso giurare - sogghignava. Questa biricchina lassù conosce il mio sogno, la mia illusione… E’ stata lei a mandarmelo! E adesso, rallegrandosi della sua irragiungibilità, ha questa faccia giuliva da far schifo!
 “Sarà una cosa interessante, - ho pensato io, -se guardiamo la sua nuca, ci cresceranno probabilmente anche i capelli… ma come saranno? Pesanti, luccicanti, di color paglia, intrecciati oppure capellini arruffati e poveri che non hanno mai visto un pettine… Oppure avrà sulla nuca una specie di bigodini, fatti di degli stracci avvolti come quelli della nostra vicina sulla via, dove stava la casa in cui sono cresciuto?”
Mi ricordo quella vecchietta sugli ottant’anni. Era l’amica della mia bisnonna nel periodo quando lei non era ancora sposata. A me, bambino piccolo, la vecchietta sembrava proprio un pezzo antico. Allo stesso tempo le unghia delle sue mani erano lunghe e di colore rosso sangue, nei capelli di colore bordeau barbabietola distrutti dalla permanente c’erano sempre questi straccetti. Quando li disfaceva? Non è assolutamente chiaro. Per chi voleva essere bella nei momenti quando li toglieva? C’era qualcuno che veniva a trovarla durante le buie notti solitarie, quando io ispirato facevo delle fantasticherie guardando la mia penna d’angelo e mio fratello Giaccone invece, come sono venuto a sapere più tardi, faceva delle cose non per niente divine?
Perchè la luna mi ha fatto venire in mente quella vecchia innaturale dalla bocca col rossetto troppo vivido, messo a mo’ di un fiocco dal nome per niente russo Teresa?...
- Non ha la faccia nascosta, - la voce rauca e bassa tuonava dietro alle mie spalle, - non c’è niente laggiù…
- Non è possibile, ogni cosa ha il rovescio, soprattutto la luna lo deve avere, - ho risposto io stupito dal fatto che la voce dietro alle mie spalle non mi meravigliava proprio per niente. E’ il mio sogno che sta continuando. Ma secondo me ero sveglio già da un po’!?
- No, invece è posssibile. Prendi una palla e mettila tra gli specchi. E allora dove è la parte contraria?... E se sarà disposto dentro di te, dove si troverà allora ciò che cerchi? Ah…ah…
Non ci credo proprio. Tutto questo è pura fantasia! Tutto al mondo ha una parte scoperta dagli occhi… E la luna… Forse lassù si trovano gli Angeli che cerco per tutta la vita.
-Che cosa vuol dire la tua vita? E’ un’altra illusione… Non conviene cercare gli Angeli così lontano… non li conviene cercare proprio da nessuna parte. Appaiono da soli. Tu hai ancora t e m p o…”
(No, mamma, ancora un po’… Non..no… spengo la luce, la tua ora è già fuggita…)
Ho ancora tempo… ho ancora tempo… Gabriele mi diceva la stessa cosa…
Ho ancora tempo… ma per fare che cosa?
Questa voce l’ho già sentita diverse volte. Parlerò con me setsso? Senza riuscire a capire se sognavo o ero desto, ho deciso di vesirmi e fare una passeggiata per la città buia immersa nel sonno. Sarebbe stato troppo stupido discutere con me stesso, in fin dei conti!
                
      La città buia e quieta mi ha fatto entrare nel suo ventre, sbadigliava con tutti gli archi e tutti i portoni, come se io l’avessi disturbata in un bellissimo sogno.
Camminavo strascinando i piedi, illuminato dai rari lampioni dalla luce gialla e mi ricordavo le mie epoche passate, cioè quello di cui avevo già parlato prima, me le ricordavo con tutti i piccoli dettagli che spesso si concentrano in noi, scacciando gli importanti avvenimenti del passato.
E questa voce… ce l’ho sempre con me, durante tutta la mia vita, dal momento quando ho iniziato a diventare grande. Proprio da quel momento quando sono venuto a sapere che non ero più bambino e neanche un adolescente dalle orecchie a sventola.. e nessuno mi dirà adesso: “Ho che bel bambino! Guardate i suoi meravigliosi capellini biondi e gli occhi celesti!... Piccino, vuoi una caramella?” Adesso non solo non posso avere una caramella gratis ma nella maggior parte dei casi le persone che mi circondano le aspettano da me!
 E io per avere questa schifezza dolce sono costretto a sudare tutti i giorni, combattendo con la vita quotidiana, con me stesso e con i buchi neri delle mie tasche… E quando ho finalmente un’impressione di ottenere la dolce realtà trovo sempre nelle mie mani invece di un dolce, un pezzo di plastilina o qualcos’altro non meno utile avvolto nel pezzo di carta. Sicuramente mi sto prendendo adesso in giro me stesso ma comunque è molto vicino alla realtà…
E questa voce che si sentiva non si capiva bene da dove mi ha ricordato la voce di mio povero fratello defunto, povero monaco impazzito. Che cosa vuole? Vuole che mi impazzisca anch’io? Oppure cerca di suggerirmi una strada, un’unica strada giusta, andando per la quale posso trovare quello che cerco per tutta la vita…
 Camminavo nella notte per la città gialla e scivolosa, rannicchiandomi non si sa se da pioggia minuta o dalla nebbia umida.
Ho visto in lontananza una figura vaga che non si allontanava e non si avvicinava a me. Cercando di distinguere la silhouette, ho iniziato a fantasticare chi potrebbe essere quello e perchè cammina da solo mentre tutto il mondo dorme tranquillo. Perchè ha lasciato il suo giaciglio caldo: per i pensieri oppure per le circostanze reali? Occupandomi del mestiere dello scrittore e dell’interpretatore dei sonni ho trovato uno svago preferito nell’osservare le persone cercando di capire la loro

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Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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