Произведение «Interpretatore dei sogni romanzo» (страница 3 из 16)
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Interpretatore dei sogni romanzo

perchè dei danni che possano causare gli sciamani e gli stregoni. Ho memorizzato questo fatto perchè mi era sembrato proprio strano l’inspiegabile odio del padre Fiodor per il culto delle lontani tribù africane ed asiatiche... Il padre Fiodor, continuava il narratore, sempre più furioso accusava certi stregoni nel satanismo. Erano proprio loro colpevoli di tutti i guai dell’umanità e anche nel maggiore dei tutti, cioè nell’omosessualismo.
Come affermava il padre Geremia all’amore maschile il predicatore prestava sempre un’attenzione particolare, non meno di una metà di tutte le sue prediche. Come diceva il testimone nei suoi discorsi dedicati a questo peccato si sentiva tutta la voluttà dell’odio verso questo tipo di peccato. Nell’ultimo periodo della sua permanenza in parrocchia il padre Fiodor è stato preso di tanto odio verso lo sciamanismo e altro peccato che gli ha dichiarato la guerra sacra... ed è andato in guerra in senso letterale della parola...
Cioè lui è sparito… dopo una predica di carattere molto razzista nella quale parlava dei paesi africani. Come dicevano i testimoni e come ci ha riferito il padre Geremia, il beato Fiodor ha preso un fagottino con chissa che cosa ed è partito per fare giustizia... e poi non l’ha rivisto più nessuno fino a quel giorno di cui stavo parlando e che era rimasto per sempre nella mia memoria...
Anche all’epoca io, pur essendo ancora bambino capivo perfettamente che mio fratello era uscito di senno e non per ischerzo. Come riusciva a predicare in questo stato compassionevole?! Pur essendo all’epoca ancora molto piccolo e immaturo ho analizzato come potevo ciò che avevo sentito e ciò che avevo visto in quella oscura notte della mia caduta nel modo figurale ed in quello letterato.  Dopo aver confrontato quello che ho sentito con ciò che avevo visto prima, ho tratto una conclusione che mio fratello era impazzito già da un bel po’.

Adesso dopo il suo scandaloso rientro in casa paterna,  il povero figliol prodigo rimaneva nella sua camera da letto in pieno silenzio come una povera triste pecorella. Un po’ più tardi ha smesso definitivamente di uscire dalla propria cella anche per i semplici bisogni che faceva là dentro, utilizzando una secchia messa dietro al paravento. Però la parola cella, come lo capivo anche all’epoca non era una definizione giusta per la sua abitazione . E non era la colpa del paravento in tessuto che mascherava una secchia che serviva da toilette, però delle immagini che c’erano sulle pareti della camera del cosidetto monaco, assolutamente privi di senso per me. Non erano i santi, di cui tanti mi erano già noti sia per il nome che per l’immagine, ma le raffigurazioni di tutto un altro genere. All’epoca avevo quasi dodici anni ma non potevo supporre a cosa servivano, al mio miserbile parente questi immagini senza nessun valore... Stranamente però i nostri rapporti si sono migliorati. Venivo spesso nella camera di Giaccone a parlare con lui e questi mi raccontava le sue avventure. Mi permetteva di sfogliare i suoi grossi libri antichi ed osservare le immagini, nei quali cercavo sempre di trovare qualcosa che riguardasse gli Angeli. Lo facevo di nascosto senza dirgli niente cercando di ascoltare i suoi commenti che riguardavano queste stranissime illustrazioni. Nel periodo descritto ero già istruito discretamente..., però per mia vergogna non riusciva a capire nemmeno una riga in quel manoscritto. Anche se riuscivo a leggere le frasi, il loro senso mi era assolutamente oscuro... anche se non parliamo delle indicazioni incomprensibili alle margini del libro.
Dopo esser uscito di senno Giaccone è cambiato tantissimo nei miei confronti, è diventato non solo buono, ma anche dolce. Parlando della sua vita dolorosa il fratello mi metteva sulla testa la sua mano con delle ungihie lunghe e non curate e mi carezzava affettuosamente i capelli.
In quei momenti mi guardava con un amore commuovente, i suoi occhi si inumidivano,  le labbra si mettevano in un dolce sorriso. Però subito dopo si spostava nel modo troppo frettoloso, si voltava, a volte andava anche dietro al paravento e ci rimaneva per alcuni minuti. Dopo questi momenti diventava particolarmente triste e pensieroso ed io mi sentivo addirittura colpevole di chissa che cosa. E’ anche vero che in questi momenti gli potevo fare qualsiasi domanda. Il fratello mi rispondeva sempre, se sapeva ovviamente la risposta. Guardava fisso in un punto solo con la testa un po’ inchinata e parlava con una voce monotona delle cose che mi interessavano.
Pensavo che lui non sentisse se stesso ma pronunciasse solo le parole nel modo automatico.
La cosa più importante per me era venire a sapere quello che mi interessava e mi interessava, come potete indovinare, venire a sapere tutto ciò che mio fratello Eugenio, padre Fiodor, detto Giaccone, in poche parole il mio beato interlocutore, sapeva degli angeli del cielo.
Mi ricordo che l’intervistato si faceva pensoso per un po’ di tempo e poi mi iniziava a rispondere, lentamente e senza emozioni, come se stesse predicando:
-Questa parola sia in greco che in ebraico significa - Annunciatore, cioè son quelli che portano i messaggi del nostro SIGNORE, che ci espongono la volontà SUA... Questi esseri non hanno il corpo, ma possiedono delle conoscenze e della castità fuori dei limiti delle nostre facoltà mentali... Sono provvisti di volontà, intelligenza ed il potere e occupano il grado più alto tra le creature spirituali... Ma a parte il mondo degli angeli esiste anche il mondo degli spirti cattivi sono Angeli che per parola di apostolo Giuda non hanno potuto conservare i loro pregi ed hanno lasciato la loro abitazione... Loro rimangono nei legami eterni…  sopra le tenebre... fino al giudizio DEL GRAN GIORNO!!! Cioè – SATANA… bada LORO...''
Il padre Fiodor esclamava senza alzare la voce. Senza cambiare l’espressione del viso…
Sudava in questi momenti , ma era umile e silenzioso ...Il suo racconto sempre uguale, sì che era interessante per me... ma... non era quello... non ciò che volevo sentire... non quello...  Io invece volevo semplicemente sapere come sono, dove vivono, dove li posso incontrare...
Di seguito questo interesse ha anche determinato la mia futura occupazione. Anche adesso vorrei trovare le risposte alle mie domande infantili. Ricordando invece i miei incontri con il fratello Giaccone, capisco adesso i suoi tentativi di scappare, i movimenti taglienti delle sue mani che mi accarezzavano... 
Aveva sempre più problemi con la testa... Dopo un po’ Giaccone ha iniziato a dimenticare le cose, a delirare. Alle mie domande che riguardavano i misteriosi esseri bianchi rispondeva nel modo confuso e a volte iniziava addirittura a farneticare: mi faceva vedere con il suo lungo dito tremante le raffigurazioni frivole sulle pareti della sua camera, iniziava a dire le sciocchezze e con un’anomala monotonia mi avvertiva di qualche pericolo che mi minacciava... Riusciva a perdersi ed errare nel nostro lungo corridoio. In quel periodo è stata Elisabetta a tenere a bada Giaccone, perchè si preparava alla carriera dell’infermiera. Se era a casa, dalla propria stanza osservava gli spostamenti del nostro fratello maggiore nei momenti quando usciva dal suo rifugio, l’ultimo, come siamo venuti a sapere più tardi, su questa terra. Quando il miserabile camminava per la casa tenendo in mente lo scopo noto solo a lui, mia sorella seguiva il beato fisicamente se non riusciava a seguirlo con gli occhi. A volte lo prendeva per il braccio e lo riportava nella “cella” dove il malato passava il tempo nel leggere i suoi libri incomprensibili...
Circa un anno e mezzo dopo il ritorno di Giaccone nella casa paterna, ad improvviso è peggiorato tantissimo... …E alla fine è caduto… nello stesso letto coperto di tela dove all’epoca l’avevo visto stando sul parapetto del balcone pieno di forze vitali e di energia... E quale energia!!
Giaccone adesso stava sempre a letto e non si alzava neanche per i suoi bisogni. Per lui hanno trovato una badante – una corpulenta donna rosa che brontolava qualcosa in continuzione. Lavorava molto bene e nonostante tutti i suoi capricci mio fratello era sempre pulito e sazio. Bisogna dire che quest’uomo di Dio era capriccioso senza limiti. Se si trattava del vassoio con un piatto di zuppa, messo dalla badante rosa sul tavolino al capezzale del letto di Giaccone, nel piatto potevano tranquillamente finire i tamponi, messe prima nelle sue orecchie per la sua propria volontà per dormire meglio. Mangiava sempre da solo mettendo il cucchiaio tremante pieno di cibo tra la barba e i baffi. Spesso si versava il cibo adosso e qualche volta si è scottato anche per questo motivo poi gli portavano il cibo appena tiepido... Non permetteva a nessuno di mettergli il cibo in bocca e la badante sopportava queste sofferenze tenacemente, e ovviamente non gratis. Ma dal momento quando un ex-predicatore ha iniziato a fare i diversi scherzo con un pappagallo che stava sotto di lui e nella maggior parte dei casi quando era pieno, la laboriosa donna rosa ha chiesto un aumento di stipendio ma comunque non tanto grande.
Mia madre, dopo aver ascoltato in pieno silenzio la richiesta della povera donna ha ritenuto necessario di soddisfarla.
Dopo aver sofferto in questa maniera non moto a lungo, dopo aver usato tutti i modi per portare la donna ben equilibrata e contenta del suo guadagno alla rovina, il mio povero fratello maggiore è spirato...
Prima di morire ha espresso il desiderio di vedermi.
Quando mi son seduto al lembo di suo letto, pieno di pensieri confusi, mi ha preso molto delicatemente per il mio magro braccio ed ha guardato intensamente nei miei occhi. Mi ricordo che i bianchi dei suoi occhi lacrimanti erano rossi, però cercava di mettere a fuoco la vista ma non ci riusciva.
“... Li vedrò, - ha detto lui quella volta cercando di sorridere con le sue labbra sottili e secche, - li… vedrò… forse… mi piacerebbe…”
Ha lasciato la mia mano e si è steso con tutto il corpo come se si stesse sturando dopo un bel pisolino pomeridiano. Poi osservando chissa perchè i miei capelli, ha continuato: “non cercare il senso della vita… la vita non ha il senso… il senso della vita sta nella morte… l’ho capito ma era troppo tardi… mamma, mi metterai le scarpe… voglio le scarpe, mamma… senti, vivi come vuoi, non pensare a niente… la vita è destinata all’atto della morte… ma tu non aver fretta… non aver fretta di morire… l’anima deve maturare… nel corpo… nel corpo… - il parlante ha fatto un risettino falso – nel tuo vaso… conserva il tuo vaso… le scarpe… mi sono troppo strette, mamma… le scarpe sono di misura sbagliata… Tu vedrai ancora il tuo angelo qui… sulla terra… lo vedrai qui. E’ bello, il tuo angelo… non chiedere come è… Quando lo incontrerai… lo riconoscerai subito… lo riconoscerai… lo sentirai… sen…”
A quel punto il moribondo si è sentito troppo male, si è fermato, i suoi occhi si sono rivolti alla finestra. Però sembrava lo stesso che non ci vedeva niente: nè i giovani fogli, nè l’azzurro del cielo, ma stesse gurdando solo dentro se stesso.
Poi mio fratello in fase di partenza ha sorriso, senza far vedere i suoi cattivi denti:
“… la vita è così bella, … perchè io muoio?” – ha chiesto lui senza cambiare il suo sorriso da idiota. Negli angoli della sua bocca si raccoglieva la saliva e gli occhi non esprimevano proprio nessun pensiero… Ha alzato un po’ la testa dai capelli umidi e con la mano tremante ha indicato la finestra, come se vedesse laggiù qualcosa di veramente interessante che poteva confermare le sue parole.
I miei genitori stavano al suo capezzale e discutevano a mezza voce la procedura funebre. La badante ha interrotto il loro discorso e se mi ricordo bene ha iniziato ad esprimere i suoi ragionamenti riguardanti le spese della triste procedura ad alta voce. Ho accarezzato la testa di Giaccone, cercando di mettere per bene i suoi capelli sporchi dei quali non aveva più bisogno e probabilmente non ne aveva mai bisogno… Ad un tratto il miserabile mi ha preso per la mano nel modo brusco con una forza inspiegabile e si è messo a sedere sul letto nel modo veloce ed energico come una molla raddrizzata. Ho avuto una strana impressione che adesso si alzerà, sbadiglierà, si metterà la tonaca ed andrà alla messa…
La badante troppo loquace ha strillato ed è subito scappata dal letto del moribondo. Il mio povero fratello invece si è voltato nella sua direzione, ha scoppiato di riso forte, strano e terribile e poi ha fatto vedere alla donna che scappava il suo pugno grande ed ancora pieno di forze vitali:
“- Maledetta! – ha urlato lui sputando saliva da tutte le parti, - il tizzone d’Inferno! E’ Satana! Ragazzo mio, guardalo, ma non aver paura di lui, siccome può trasformarsi in forme diverse! Ammazzalo!” – mentre gridava, il suo viso si è trasfigurato completamente, sul suo naso appuntito è creciuta una grande goccia di sudore, gli occhi brillavano di rabbia – sembrava che non avesse più intenzione di morire...
La povera donna spaventata ha pagato comunque la sua tranquillità. Presa dal terrore ha fatto un salto e si è urtata con la schiena al davanzale… il povero padre Fiodor privo di forze gridava ad alta voce il mio nome e quando mi son chinato a lui, ha mormorato:

-Non ho mai visto un angelo in aspetto di donna… no… no… mai.. mi seppelliranno con le scarpe… - capivo che i pensieri di mio fratello si mescolavano e gli era proprio difficile concentrarsi
-Non voglio con le pantofole.. tutti da uomo… li ho visti… sono … BELLISSIMI… ANGELI… basta porgere la mano.. solo… uno sguardo… mi capirai… lui… voglio lasciare il mio corpo… sono stanco… volerò…libero… dove vo… vo… voglio. Li vedrò appena esco dal corpo, dal corpo di cui sono stufo… questo è l’unico senso… sì… sì….”
A questo punto il parlante si è messo sui guanciali, ha sorriso un’altra volta, guardandomi con i suoi occhi chiari ed è spirato.

… Adesso, quando son già passati tanti anni, a volte vedo nei sonni il mio povero fratello. Anche adesso lo vedo come se stesse davanti a me, ma senza il viso, un po’ vago, mi mormora qualcosa all’orecchio, mi fa addormentare… cerco di capire le sue parole… e mi allontano sempre di più dal mio corpo… mi addormento…





                            Capitolo №2

Di notte mi perseguitano le diverse, ma da un certo punto di vista molto simili visioni…
… Cammino per una pianura ed entro in un’unica porta… no, non è una porta, ma una Porta che non si può passare da parte ma bisogna proprio entrarci dentro. .. Una grande porta in pietra…Ci entro e vedo intorno a me un paesaggio grigio-azzurro o per essere più precisi un interno gigantesco che balugina di lucicchio di un pezzo di granito levigato e umido.
Vedo una massa di persone disordinata ma ad un certo punto organizzata in un’unica linea. Le persone stanno una dietro l’altra in una fila senza fine...
Sembra che questa coda viva non finirà mai più, però allo stesso tempo si può notare che tutti sono indirizzati all’entrata, fatta a mo’ di un arco, situata altrove, in fondo, in un palazzo bianco.
Questo edificio, simile alla moschea, sembra molto lontano, ma allo stesso tempo si può discernere ogni suo singolo dettaglio.
Sono finalmente qui.. adesso riceverò quello, per ciò sono venuto qui... tutti son venuti qua per riceverlo...
Mi sono guardato intorno: QUESTO dovrebbe esserci qui da qualche parte – una cosa molto importante, collegata in qualche maniera con i miei ricordi infantili...
Guardavo in avanti, ma nonostante ciò vedevo anche tutto attorno: ho visto che da una parte, da un lato, a me si è avvicinato un uomo vestito di bianco.
LUI non mi guardava in viso, ma si è accostato a me quasi rasente, in pieno silenzio mi ha preso per la mano e mi ha portato fino alla coda di persone che tremava da un’agitazione impaziente e frusciava come uno sciame degli insetti. 
- Qui aspetterai per aver quello di cui hai veramente bisogno, - ha pronunciato lui e mi ha inserito nella fila spingendomi leggermente per il gomito, ma non proprio alla fine, ma prima di tre persone che son rimaste dietro.
-  E’ scandaloso!! Aspettando qui ci si invecchia!!
Ero indignato ma giravo la testa, cercando di trovare negli occhi di persone che mi circondavano sia comprensione che compassione, però non riuscivo a cogliere nessuno sguardo...  
Un uomo vestito di bianco non ha risposto niente. Si è allontanato da qualche parte, dove si è dissolto per così dire nello spazio azzurro...
Vedevo la fila allungarsi dietro alle mie spalle. Veniva sempre più gente. Sembrava che non capissero perchè si trovavano qui. Qualcuno era confuso e qualcuno, al contrario, energicamente cercava di chiarire la situazione.
A poca distanza suonava la campana, monotona e insistente. Mi sono meravigliato della lunghezza del suono, sembrava che il campanaro del monastero stava facendo venire la gente alla funzione di sera. Questo suono, veloce e frequente all’inizio, diventava sempre più lontano e le pause tra i colpi invece diventavano sempre più lunghe. La gente che stava intorno manifestava l’impazienza ma di carattere puramente passivo: cambiavano i piedi, allungavano i colli, in cerca di gettare uno sguardo in avanti, laggiù, dove secondo loro si potrebbe spiegarsi il senso di ciò che stava accadendo.
Il mio virgilio è apparso di nuovo, portando per la mano un giovanotto appena più grande di me. Questi gli stava chiedendo qualcosa in lingua a me non nota a meno che il suo modo di parlare non era semlicemente inarticolato. Allo stesso tempo il giovane si guardava intorno impaurito. Un misterioso stalker in risposta annuiva con il capo, ma il suo viso non esprimeva nulla. 
Si sono avvicinati alla coda e un giovane portato dalla guida si è messo prima di me...
Son rimasto di stucco.
-..Ma come? Secondo lei sarà giusto!! Lui.. è venuto molto…- ho fatto un profondo respiro, - molto più tardi di me!... e si è messo giusto davanti ai miei occhi... perchè io possa osservare la sua insolente collottola rossa e... sdegnarmi!!? … Con chi posso lamentarmi?!
“Un uomo bianco” mi ha indirizzato un lungo sguardo dei suoi trasparenti occhi freddi, poi si è messo a guardare i propri piedi, ha fatto un giro intorno a se stesso in pieno silenzio... le sue nuovissime scarpe bianche scricchiolavano... e si è allontanato tenendo la testa inchinata da un lato. Camminando non muoveva per niente le braccia e questo era molto divertente

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Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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