Произведение «Interpretatore dei sogni romanzo» (страница 9 из 16)
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Interpretatore dei sogni romanzo

era semi aperta. Da dentro non usciva fuori nemmeno un suono. Ho guardato di sfuggita il mio compagno, era assolutamente calmo, probabilmente non prendeva sul serio ciò che gli avevo raccontato... Ha catturato il mio sguardo e mi ha strizzato l’occhio, nel modo ugualmente allegro, così com’era nei nostri tempi passati. Dentro il locale c’era sempre lo stesso silenzio opprimente come in un film muto. Silenzio assolutamente innaturale. Non so se l’aveva sentito anche il mio compagno? Sul suo viso si leggeva solo la curiosità.
. . . I gradini son finiti, senza fare sotto i nostri piedi nemmeno uno scricchiolio. Davanti a noi era situato un talamo a me già noto, ma allo stesso tempo assolutamente sconosciuto. Il vuoto qui sembrava ancora più sopprimente che sotto e lo spazio sembrava inabitabile... In questo silenzio suonante sul letto stavano sedute due donne – la sofferenza dei miei giorni passati - erano sedute assolutamente immobili come se fossero due statue di materia bruta. Stavano qui anche prima della nostra apparizione o si tratta solo di un frutto della mente malata? In questo momento stavo pensando sul serio di essere malato mentalmente. 
Senza interrompere il suo racconto Angiol mi ha lanciato uno sguardo di uno che guardava e non vedeva... Chissà perchè in questo momento mi è sembrato ad improvviso che tutto ciò che stava dicendo, lo diceva solo nei miei confronti. Che se non ci fossi io, questa storia non sarebbe mai successa. Come se nel suo racconto ci fosse un senso segreto, che mi vogliono far vedere... vogliono farmelo capire ed io non lo percepisco... non percepisco... non percepisco...
Ho sentito la mia propria casa fredda e scomoda ed io senza interrompere il monologo di questo strano, ormai molto intimo a me, giovane, ho tirato fuori da un bar verticale collocato nella parte inferiore del tavolo una bottiglia di Martell ХО e due “tulipani”. Il cognac dall sua luce calda color ambra e la parte aromatica mi ha tranquilizzato un po’. Angiol ha solo girato la testa sentita la mia proposta ed ha continuato il suo racconto come se non capisse che cosa volevo da lui:
- ...Tutte e due erano sedute mezzo girate, appoggiandosi sulle mani, con le teste appena chinate in giù. Non parlavano tra loro, com’eran solite, sentita la nostra presenza, la bruna ha girato lentamente la testa e sul suo viso è apparso un sorriso. Il sorriso era naturale, e la gioia che ne usciva non poteva essere finta.
- EccoLO qua…Guarda, Gianna, è LUI ... LUI è venuto alla fine... LUI e il nostro AMICO…  
Come al solito, porgendo le sue mani bianche e morbide, ha leggermente barcollato, come se, senza un appoggio avesse paura di perdere l’equilibrio. Gianna si è radrizzata, senza rivolgersi a noi, ed io ho sentito la sua indimenticable voce vellutata... imparagonabile a niente... Interessa anche te, giusto, EM? Solo perchè desideri sentire qualcosa di questa voce mi hai ascoltato finora? Non è così? Non offenderti, EM, non rispondermi niente, so che è così. . .
…Quindi, Lei ha pronunciato: « Sì, è LUI... anch’io Lo aspetto. . . facciamoli venire qui da noi.» A questo punto mi è sembrato, EM, che lei non ci vedesse. . . . Come se avesse perso la vista, oppure non l’abbia mai avuto.. .
 - E’ invece sì che aveva la vista, aveva degli occhi bellissimi che vedevano tutto.- ho pronunciato io ad improvviso, non smettendo per un attimo di ascoltare con la massima attenzione ciò che era molto importante per me.
   -  Ma no, non voglio per niente dire che era cieca, ma sembrava che non fosse presente qui oppure era presente solo come un corpo. Mi ricordo che in quel momento Boris si è confuso per un po’ e sono stato anche costretto di sospingerlo un attimino per il gomito... E poi è iniziato il solito, se posso usare questo termine... Mi ricordo tutto come un sogno dolce... sempre come un sogno dolce... Mi abbracciavano e mi baciavano tutte e due ma allo stesso tempo ognuna da sola... Mi vedevo di fronte gli occhi della bionda favolosa che guardavano me, ma allo stesso tempo attraverso me. Mi ricordo queste labbra calde, la bocca morbida e umida, gli abbracci dolci e allo stesso tempo forti. La cosa più piacevole e inusuale era il fatto che ci sembrava che loro due godono di un piacere straordinario carezzandoci. Sospiravano e mormoravano qualcosa abbracciandoci e baciandoci. Cercavo di vedere come stesse il mio amico e se fosse molto sconcertato dell’accaduto. Ma sono riuscito a notare soltanto un’ espressione assente che aveva. Il corpo immerso negli abbracci e le braccia che stavano sotto la testa come quelle del bambino addormentato. Sembrava che non si stesse ponendo nessuna domanda, si trovava nella beatitudine assoluta. Io invece dovevo andare via, in fretta ma allo stesso tempo senza essere visto, andare via come si va via da un sogno, quando hai una gran voglia di svegliarsi e non lo puoi fare... oppure al contrario quando non hai per niente voglia di svegliarsi, ma precipiti invece nella realtà nel momento assolutamente sconveniente... Mi son messo a correre... muovendo i piedi senza nessun rumore, senza sentire nè i miei passi, nè lo scricchiolio del pavimento, ne fruscio dei vestiti... Mi stavo liberando come dal vuoto, come dall’ovatta... Salendo al mio piano continuavo a percepire lo sfioramento delle mani morbide... Una volta trovatomi nella mia camera da letto, ho dato un’occhiata al mio talamo come se fosse un mostro quadrato di color bianco... Come una macchia amorfa e bianca mi veniva incontro dal buio, assolutamente freddo e vuoto... assolutamente freddo e vuoto... Sopra non ci stava... nessuno... Era... solitario, come me... come me... Nel primo momento non sono riuscito a capire tutta la tragedia di ciò che stava accadendo...
- E nella stanza non c’era nè nebbia, nè una traccia di qualche droga? -   Non riuscendo più a resistere, ho interrotto il narratore nel modo assolutamente indiscreto. Qualcosa non mi quadrava, ma cosa? Capivo perfettamente che la storia era assurda, ma non si trattava del contenuto del racconto, forse l’assurdità sta nel narratore stesso,… oppure nel perchè me lo sta raccontando? Proprio a me? E proprio questo? 
- No, no, non mi capisci:   il mio amico non c’era!! Non c’era da nessuna parte. ... Lo chiamavo, lo cercavo, ma non c’era! Mi sono caduto sul letto e ho precepitato nel non essere, come lo dici, nella nebbia di droga.     Era il mio letto. ... ma uguale identico a quell’altro!! 
E Boris invece è sparito,… mi capisci, il letto c’era,…  ma senza di lui!! Non c’era nessun veleno mistico... C’era un’altra cosa…  un’altra, quello,  che VOI, gli esseri umani non capirete mai e non riuscirete mai a crederci!! 
«. . . noi, gli esseri umani. . . »?? !  Questa dichiarazione mi ha sconvolto, ma non ho fatto in tempo di aprire la bocca, quando il mio strano amico si è corretto da solo:
-...Sì, ci sono tante cose che non capiamo, perchè non possiamo capirle, e non lo possiamo fare, perchè non lo vogliamo....
...Mi sono svegliato di buon’ora, non so, quante ore ho dormito,- continuava nel frattempo Angiol con la voce un po’ stanca, come se stesse rivivendo di nuovo tutti questi avvenimenti, - e non sapevo cosa fare, da che parte incominciare, dove andare. La borsa di Boris mi “guardava” dall’angolo come un’orfanella, era una borsa sportiva color blu con la scritta «NOKIA». Le sue cose erano qui con me…   ... le sue cose, ma non lui! Mi sono sceso in fretta, con la massima velocità, di un piano sotto. Ma la porta, la maledetta porta era chiusa!!   
Il parlante ha dato un colpo tremendo sul tavolo con una forza tale che un fragrante liquore giallo, da lui non toccato, ha lasciato sul bicchiere un’orma tortuosa e vischiosa.
- Strappavo la maniglia della porta, battevo i piedi e le mani sulla porta che taceva. Era una specie della crisi isterica, non un’azione ragionevole. Ti puoi immaginare, Emme, il mio stato d’anima. Non sapevo dove cercare il mio amico! Perchè non tornava, anche se era rimasto laggiù?! Laggiù, ma dove??! Sono sceso giù nel portone, dove stava la portinaia, senza avere delle grosse speranze di venire a sapere qualcosa – non potevo restare inattivo – tutto lì.
La portinaia, una donna asciutta dalla schiena retta, mi ha guardato molto attentamente. Era assai confusa dal mio aspetto, come ho potuto notare.
- Cerco le mie vicine, - ho iniziato io con una gran cautela, avendo paura di manifestare i miei brividi, - vivono sotto di me, sul terzo piano...   Ho un gran bisogno di loro,...   per favore, ricorda se avevano lasciato la casa stamattina o meno? 
- Due donne?.. 
- Sì, SI’, una bionda. . . 
 -  ... e una bruna, una bionda alta – e una bruna ... sì, sono partite stamattina. E’ venuta una macchina a prenderle, e sono partite. Ma cosa c’è di strano, il loro affitto è scaduto, tutto lì. E lei cosa c’entra?   - la signora anziana ha strabuzzato gli occhi languidi, sorridendo maliziosamente, con un’allusione sicuramente di cattivo gusto.
- Signora, mi dica, per favore, se non ci fosse, per caso... un uomo insieme a loro?
Non riuscivo più a nascondere i brividi, che mi scuotevano. La portinaia ha interpretato il mio stato d’anima a modo suo. Mi ha contemplato da capo a piedi, e dopo, come se avesse perso qualsiasi interesse nei miei confronti, ha articolato secco:
- Sì, erano in tre, - mi ha risposto la dama, senza alzare la testa, e concentrandosi di nuovo sul suo lavoro inutile.
  -  ...Uno... bassino, con pochi capelli...  bruno, robusto,  dall’aspetto giudeo ... - sentivo, come se mi liberassi da un sasso che mi stava sopra: «Eccolo! E’ così  - una persona tranquilla!» - già stavo esultando io dentro me stesso. . .
La portinaia ha di nuovo alzato la testa e mi ha guardato attentamente con i suoi occhi cattivi e pungenti.
-No, rispettabile signore mio, non era un bruno coi pochi capelli dall’aspetto giudeo... era... LEI, sarà vero?
- Cosa? Ma cosa dice ?.. era… un mio amico… bruno, com’era vestito?
- E’ stato LEI, e com’era vestito, non mi interessa proprio per niente. Chiaro?! Ma, se la interessa davvero, aveva addosso sempre lo stesso cappotto grigio sciupato come al solito. Avrà qualcos’altro? – mi ha lanciato dietro beffarda.

..?!! EMME... Cosa dovevo pensare sentito questo?!.. Ho deciso per me stesso che si trattava di una catena degli stessi avvenimenti. Cercavo di non pensare più alle parole della portinaia. Sono salito nell’appartamento ed ho iniziato a fare il numero di casa di mio Boris sparito. Laggiù, in quella città, in quella casa, da dove è venuto a trovarmi, nessuno mi rispondeva. EMME … c’era un silenzio come in una tomba, EMME, anzi, nessuno alzava il ricevitore… Così è passata una giornata intera. Fino alla sera tardi sono rimasto seduto sul letto, senza muovermi e spogliarmi. Ma non basta … La mattina dopo ho telefonato in ufficio. In ufficio del mio povero amico…  Mi hanno risposto. E sai, cosa mi hanno detto, EMME? Che cosa mi hanno detto nel suo ufficio?. . . Il mio caro e bello EMME, così simile a me?. . . Mi hanno detto, che il mio carissimo Boris… è mancato un giorno fa, e mi hanno espresso le condoglianze...
-Ecco, sta ad ascoltare il tuo narratore intelligente, - ad improvviso ed assolutamente fuori tempo ho sentito la solita voce stridula sopra il mio orecchio. – Com’è bello, tuttavia, com’è carino, che i matti non sono soli. . . 
- . . . Sono rimasto seduto sul letto, EMME, immobile fino al crepuscolo, senza pensare a niente. Di notte sono uscito fuori… ho incontrato te,  ... ti ho cercato…
 Quindi CERCAVA me!! Che cosa vuol dirci?!
- Non aver paura, - come se avesse letto i miei pensieri, - ha sorriso Angiol, - anche tu mi hai cercato, giusto?
-Ma guarda qua, lui stesso ti ha cercato! E ti ha subito trovato! Facciamo subito attenzione! Che rara persona! !
Sempre questo baritono stridulo! Erano già due giorni che non lo sentivo più. . . Angiol è taciuto, la sua voce ha cominciato a risuonare. . . . Come può essere collegato? . . .
    Alzatomi dalla poltrona, ho sentito come si sono addormemntate le mie gambe. Li pungevano migliaia di aghi, e al posto dei muscoli c’era una malleabile ovatta vischiosa. Sul sedile morbido dalla mia lunga presenza è rimasta una buca rotonda. Dietro alla finestra, come ho potuto notare inconsapevolmente, c’era di nuovo crepuscolo. E’ arrivata la sera del giorno dopo... Iniziava il secondo giorno pazzo. Se fosse sconvolto dell’accaduto o impaurito? Probabilmente il mio cervello non ha fatto ancora in tempo di analizzare fino alla fine la schiera degli avvenimenti surrealistici. Per spaventarsi sul serio bisogna o non capire per niente la situazione oppure fare in tempo per rendersene conto, a questo punto arriva il terrore: o dal fatto che tutto può accadere da un momento all’altro oppure dal pensiero “DIO MIO, come potrebbe essere tragica questa situazione?!!”
E insomma quali erano i fatti che mi hanno colpito di più in tutta questa storia dal momento quando sono uscito nella notte umida e poco affabile? La mia mente, sovraccarica dell’informazione fuori standart, riusciva a rimuoversi a fatica. Con una certa tenacia cercavo di non pensare delle cose che mi aveva raccontato un bel giovane senza la barba sulle guancie, arrivato dagli oscuri vicoli della città.
 - Ma che cosa ti ha colpito di più di tutto ciò che ti avevo raccontato? Rispondimi? – come se leggesse i miei pensieri ha chiesto Angiol. La sua voce era piana e stanca, ma nella sua intonazione si sentiva una nota di sollievo...
- Non meravigliarti di quello che ti sto a dire – CONOSCEVI LA STRADA PER LA MIA CASA...
Lo stress di questo fatto non si indebolisce fino a questo minuto...
 Conoscevi la strada per la mia casa?! – Ho ripetuto la mia domanda con una speranza ingenua di sentire in risposta qualche scherzo insignificante, del tipo: “... sono soltanto innamorato di te e ti seguo ogni sera...”, oppure,  “... sono un semplice mago e trovo la strada con l’aiuto delle stelle...” Ma l’espressione del suo bellissimo viso pallido era invariabile, anzi quest’espressione era completamente assente...  I suoi profondi occhi scuri erano vuoti, le labbra sottili dalle linee brusche erano immobili, la fronte, poco fa ricoperta dalle perline di sudore, era come se fosse di marmo -  nessuna vena ci tremava.  
Mi è venuta di nuovo la voglia di passare con la mano i suoi capelli color paglia, ma c’era qualcosa che mi fermava... Avevo paura di non sentire proprio niente sotto il palmo...
- So che può sembrare indecente in questo contesto, ma io magari mi farei portare una pizza, - ho dichiarato io inaspettatamente anche per me stesso, automaticamente cercando di sgranchirmi le gambe, ed ho fatto il numero di telefono a me già noto: 
«Che senso ha uscire di casa col caldo o col freddo!! Chiamateci al numero…., e avrete una fragrante PIZZA al formaggio...!!» - emanava la gioia la pubblicità.
Non è che speravo di avere delle emozioni positive da un pezzo di pasta col formaggio, ma dovevo comunque fare qualche azione umana almeno per rimanere fermo sulla terra...
  - Vuoi una con i funghi o col pesce?. … Basta che non sia con la carota, - cercavo di scherzare io.              
  - Non sai ancora la cosa più importante, EMME...
- Ti sei deciso per le carote?.. – mi sono voltato a questa frase ed ho scoperto che Angiol è troppo serio, e non reagisce in nessun modo al mio scherzo. Lo sguardo che mi lanciava era impenetrabile e impassibile... Stava sempre seduto in poltrona senza cambiare posizione, con le gambe accavallate come se non si fosse stancato per niente da questa posizione in tutte le lunghe ore del suo monologo. 
-  Il fatto sta, EMME, che vivo nella tua stessa casa. ... Abito al quarto piano, - ha pronunciato Angiol con la voce bassa e rauca, senza distogliermi lo sguardo. 
- Se ho capito bene, tu abiti al terzo...        
-  Cosa?.. Non ti capisco... Mi vuoi dire adesso che abiti sopra di me?!!! ... Quindi questo vuol dire che quelle due donne... quelle apparizioni, la cui storia mi hai confessato, stanno qui nel mio appartamento?.. LORO, probabilmente dormiranno sul mio lettino di una piazza e mezzo, ed io semplicemente non le vedo!? Fa attenzione, il letto era tuo, non mio!! – Stavo dicendo delle sciocchezze, in cerca di non credere a nessuna parola di questo pazzo… Pazzo?  Ma certamente!! LUI è PAZZO!! Perchè mai non sono riuscito a capirlo subito!  Forse voleva essere visitato per parlare delle sue allucinazioni e non ha trovato una altro modo per farsi visitare... Sì, ma … conosceva GIANNA!!.   Ma perchè mi sono così emozionato? Sarà la prima volta che vedo un malato?.. Ma come mai questo malato sapeva la strada per venire a casa mia?!  Oppure LUI è un medium? …  Sa “semplicemente” leggere i miei pensieri?
- O se no... staranno nella mia testa?!! Queste donne,… - ho pronunciato io con un’incomprensibile speranza nella voce. Una supposizione inattesa e folle ad improvviso ha baluginato nel mio cervello: 
 - ... Sì?..  Sì! Ecco, tu hai semplicemente frugato nella mia testa!?  Ecco dove hi trovato Gianna!..  e... questa bruna... bruna... Chi è questa bruna?!!.. Forse non la ricordi perchè non me la ricordo io stesso?!  E il TUO amico sparito? E’ morto?!! Dici che è morto? ... Dunque sei stato proprio tu a portarlo sul letto di morte?!   Letto di morte... è proprio così! 
…Dimmi che mi sbaglio... ma dimmi...
Dai, ridi, rispondimi, dimmi che non sono altro che uno stupido scrittore un interpretatore dei sonni buono a nulla... 
Ma queste donne ... queste ninfe?
 Tutto questo per ammorbidire il terrore della morte... giusto? Le tue carezze d’amore, che mi hai descritto così dettagliatamente… perchè il lasciare di questo mondo non diventi così straziante?  Ma non per questo i moribondi si rallegrano di qualcosa prima di morire?.. Mio fratello... il mio fratello maggiore, morendo aveva un sorriso così strano. Che cosa vedeva in quel momento, che cosa sentiva, ... non saranno mica le tue donne affettuose? ... Non saranno state loro?! Allora, rispondimi! ...O sto dicendo delle sciocchezze? Ma sei stato tu il primo a dirmi delle stupidagini per una giornata intera!  E questo tuo, per così dire amico Boris. ... Chi sarà? Perchè mi hai parlato di lui? Perchè io sappia come questo accade? Mi volevi consolare con il modo così sbagliato? Avrò inventato tutto io? ...

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Абдоминально 
 Автор: Олька Черных
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